Ci provo e spero di esserne all’altezza. Un tema importante, una sindrome forse poco conosciuta, che si può confondere, come vedrete… ma sempre di una persona speciale si parla, Carminia. Con i suoi modi freddi e la sua schiettezza, vi entrerà nel cuore. Per voi, “La trasparenza del camaleonte” di Anita Pulvirenti #aparolemie.

Sinossi
Carminia non riesce a guardare nessuno negli occhi. Vorrebbe che non le rivolgessero mai la parola, nemmeno per augurarle buongiorno. Il minimo ritardo la infastidisce, un quadro storto la infastidisce. Ha un menu fisso per ciascun giorno della settimana, un ordine preciso per vestirsi ogni mattina, un modo corretto con cui la carta igienica deve scorrere sul portarotolo, e diciotto copie del suo libro preferito in soggiorno, su uno scaffale. Rifugge qualsiasi rumore o semplice contatto umano. La verità è che le persone sono d’intralcio alla sua esistenza. Carminia ha la trasparenza del camaleonte, la stessa capacità di adattarsi alle situazioni in cui si trova e, in quelle, sparire. Eppure soffre per tutto ciò che non le riesce, la disturba, non le viene naturale: ha la sindrome di Asperger, ma ancora non lo sa. È solo quando finalmente le viene diagnosticata, e la madre sembra riemergere da un’infanzia ormai lontanissima, che il suo mondo di ordine e routine comincia a vacillare. Insieme a Rebecca, una bambina impertinente e linguacciuta, Carminia si troverà allora a dover fare i conti con se stessa, con il suo modo di abitare il mondo e con ciò che significa, alla fin fine, normalità.
Copia digitale gentilmente offerta dalla CE

“Sono sempre stata una bambina introversa, timida e dall’elevata sensibilità interpersonale. Ho sempre vissuto i rapporti con i coetanei come difficoltosi e questo mi ha procurato grande frustrazione in ambito sociale fino a sfociare in una preoccupante tendenza all’isolamento. In età adolescenziale vengo presa in carico da uno specialista psichiatra che mi diagnostica fobia sociale associata a un disturbo ossessivo-compulsivo.”
Tendenza ad isolarsi, atteggiamenti scontrosi, paura e fastidio nell’essere toccati… probabilmente perché di abbracci è stata privata troppo presto, da un padre mai conosciuto e una madre che non voleva saperne dei capricci e di quel modo di essere “diversa” e ingestibile. L’abbandono è la causa di tutto, questo pensano i dottori. Nessuno prova ad andare oltre la maschera camaleontica di Carminia. Quarant’anni passati a nascondersi con furbizia, d’altronde la nonna questo le ha insegnato… E lei, con intelligenza, come una spugna, ha assorbito da colei che l’ha cresciuta, consigli e freddezza. Si assomigliano, tantissimo e questo è un altro elemento che assommato a rabbia e odio, l’hanno resa priva di sentimenti.
Ossessionata, chiusa nella sua bolla, immersa nel suo mondo ovattato, riesce comunque a procurarsi un lavoro, che dura da oltre dodici anni, fino a…
“Per innamorarsi a quarant’anni serve una gran dose di follia, lo sa bene. A vent’anni si è già folli, si prende tutto come viene, non si fanno progetti, non ci si aspetta altro che i sogni. Al raddoppio i sogni di sono già infranti, su uomini sbagliati, fuggiti, impegnati.”
Fabio, una tazza di tè in mano, sembra conoscere i suoi gusti ma soprattutto i suoi pensieri. Un uomo non era contemplato, Carminia si trova a rivedere tutta la sua vita, ribaltando anche le piccole abitudini… moltiplicando il quotidiano per due. Non è facile, a lei serve il tempo per mentalizzare, dopodiché nulla è impossibile. L’imprevisto la spaventa, come i cambiamenti repentini, ma il libraio, con quei bigliettini, si è insinuato piano piano in quel cuore arido d’amore.
Rebecca arriverà a smussare gli angoli dove le altre persone finora non sono riuscite. Matura per la sua tenera età, si dimostra amica comprensiva e giusta consigliera… fino a quando una nuova conoscenza, le aprirà un rinnovato mondo di possibilità, fatto di altri punti di vista, in cui scorge un’insperata consapevolezza.
Carminia ora sa chi è, cosa vuole. Smette di darsi delle colpe, inizia a convivere con i suoi limiti. Ora sa dare un nome, al suo essere così speciale: Asperger.

Ciabatte allineate, una bambola che deve stare dritta, con le spalle attaccate al muro. Questa ero io, e ancora lo sono. Non guardo più la postura della bambola, ma sto attenta che le pantofole siano vicine, dritte e pronte ad accogliere i miei piedi l’indomani. Non soffro di Asperger, eppure a tratti mi sento diversa. Sapete, leggendo ho avuto dubbi, su me stessa… come potrete averli su Carminia. Ma chi può dire “non è vero o non è così?” Ogni patologia, sindrome, è diversa dall’altra. Assume contorni e sfumature diverse, e si adatta ad un corpo ed una psiche più o meno forte, fragile. Leggendo mi sono sentita come la protagonista, che dopo 23 anni dalle prime manifestazioni, anche io ho dato un nome ai miei problemi… Ma la mia è tutta un’altra storia, e le mie ciabatte, quelle sono solo una mera ossessione.
Non chiedetemi se l’Asperger sia esattamente così, come mostrato da Anita Pulvirenti, ma in questo modo l’ho sempre immaginato. Un mondo fatto di fantasia, una bolla che racchiude modi di vedere propri, che spesso non si sposano con la realtà.
Carminia ha lottato quarant’anni contro un male sconosciuto. L’indifferenza di chi le è stato accanto, l’ha portata ad ignorare, a smettere di “indagare”. Quasi una sorta di omertà per sua nonna, per paura di dover affrontare qualcosa di troppo grande. Spesso nascondere la testa sotto la sabbia o scappare, sembra essere la soluzione più comoda, non capendo di far del male a chi ci sta vicino.
Qual è stato il bene per la protagonista, ignorare o prendere consapevolezza? E’ questo il dilemma con cui vi lascio alla lettura, cercherò soltanto di dirvi con quanta accuratezza, l’autrice ha toccato questo delicato tema. Ho scorto Federico a tratti, quando ad un certo punto della serata si metteva ad urlare tappandosi le orecchie. Ho visto volti noti senza nome, che ho incontrato nel percorso di vita, accompagnati ad una mia conoscente che segue questi casi. Ognuno è un mondo a parte, fatto di persone davvero speciali. Ho conosciuto anche una sorta di Carminia, che veniva nel negozio dove lavoravo, camaleontica come lei… come sapeva fingere, aveva anche voglia di abbracciarmi dicendomi di volermi bene.
Leggetelo, assaporate l’essenza della protagonista, amate le sue fantasie e accogliete le sue paure. Non credete che siano così lontane dalle nostre, magari più esasperate a tratti, ma vere nel loro piccolo mondo.
Grazie ancora all’autrice, anche per l’incontro con Maria, che è stato reso dalla sua penna così intenso e vero. Emozione pura.
