Recensione: “LA GUERRA DEL CUORE” di Heather M. Orgeron & Kate Stewart

Un altro bel consiglio dalla nostra Serena Brucculeri, che per A libro aperto ha letto “LA GUERRA DEL CUORE” di Heather M. Orgeron & Kate Stewart, edito Triskell Edizioni.

Sinossi

Briggs,

ricordi quando in Germania ti dissi che non potevamo parlarci una volta che le nostre strade si fossero divise?

È stato il giorno in cui ti ho spezzato il cuore. Quello che non sapevi, era che stavo spezzando anche il mio. Credevo che mi sarebbero bastati: mio marito e mio figlio. Che sarei tornata a casa, e tutto sarebbe tornato com’era…

Prima della guerra.

Prima dell’imboscata.

Prima di te.

Ma non importa quanto ci provi, non riesco a cancellare il trauma che abbiamo condiviso. Non riesco a dimenticare il modo in cui il mio cuore batteva a tempo con il tuo. La verità è che sono persa senza di te. Quando ci hanno tirato fuori da quel buco nel terreno, pensavo che l’incubo fosse finito, ma nulla poteva prepararmi alla guerra che avrei affrontato a casa.

So che è da egoisti chiedertelo, ma, ti prego, devo vederti un’ultima volta…

Con tutto il mio amore,

Scottie

COLLANA: ROMANCE

Titolo: La guerra del cuore

Titolo originale: Heartbreak Warfare

Autrici: Heather M. Orgeron e Kate Stewart

Traduttrice: Sarah JL

Genere: Contemporaneo

Lunghezza: 390 pagine

C’è una linea sottile che divide la ragione dal cuore. Katy non avrebbe mai immaginato di lottare contro se stessa per impedirsi di valicarla. Eppure. Eppure è quello che accade.

Katryn Scott è una donna soldato. Ha una bella famiglia, un marito che adora, e che la adora. L’ha conosciuto nell’esercito Gavin, era un suo superiore, affascinante e temerario quanto basta. Lo ha abbordato per gioco, una sera, in un bar. Lui, stregato dalla giovane donna, è stato al gioco. Hanno flirtato, hanno ballato insieme. Hanno perso la testa l’uno per l’altra. Da allora non si sono più lasciati. Con lui Katy ha scoperto l’amore, quello vero, che fa crescere e completa. Lo hanno coltivato ogni giorno, insieme, con passione e dedizione, e hanno maturato il loro frutto: Noah. Katy è felice, sente di avere il mondo in mano, tuttavia si offre per partire per una nuova missione. Lo deve a Gavin e a se stessa, vuole provare il proprio coraggio, vuole essere degna della divisa di soldato americano che indossa. Essere infermiera nell’esercito è il suo mestiere, lo ha scelto tra tanti con fede e dedizione. Si concede una missione ancora nella dura terra di Baghdad, e poi sarà di nuovo a casa, da suo marito e dal suo bambino.

Il distacco si risolve in un saluto sofferto e nella promessa di tornare sana e salva: è questo che Katy lascia nel cuore e nelle mani dei due uomini della sua vita. Ma la vita, si sa, non va mai come ci aspetteremmo. Durante la missione, Katy ha modo di conoscere alcuni soldati e, tra tutti, spicca il più sciocco e strafottente: ha la pelle di un tenue color caramello, i capelli castani, gli occhi colore del miele, e una fossetta strafottente che quando sorride gli compare sulla guancia destra. È il Sergente Briggs, bello, sfrontato. Sciocco. E irresistibile. Il loro sarà un gioco di resistenza, un punzecchiarsi per scherzo, sullo sfondo di una strisciante attrazione.

Le cose precipitano quando, durante un’uscita di perlustrazione, il loro gruppo cade vittima di un’imboscata. Tra tutti, solo Katy e Briggs sopravvivono.

Vengono catturati, confinati in un bunker sotterraneo, condividendo paura e dolore, sconforto e sofferenza. Speranza e disillusione. E, nel buio di questo nascondiglio, nascosto e sperduto, si scoprono piano piano. Il loro legame in quell’inferno cresce, ogni ora di più. Si sostengono a vicenda, si fanno coraggio. Si cercano con gli occhi nel buio, e le loro voci accompagnano speranze e timori che, alla luce di ogni nuovo giorno, si alimentano per la presenza l’uno dell’altra. Superano ogni cosa perché sono insieme. Loro due, lì, legati e affamati. Feriti e percossi. Ma insieme.

“Briggs ha un’espressione tormentata, il viso è un miscuglio di emozioni, d’indecisione. È come se mi stesse chiedendo il permesso di attraversare quella linea invisibile, quella che con qualsiasi altro uomo- in qualsiasi altra situazione- non sarebbe mai stata violata. Per me, in questo istante, non esiste nessuna linea. Siamo soltanto noi due. Io e Briggs. Soli in questa stanza.”

Il momento della salvezza diviene il loro momento della rivelazione: entrambi capiscono che non possono fare a meno l’uno dell’altra. Ma la vita ha scelto in modo diverso. Katy ha un marito, un figlio a cui tornare. Appartiene a qualcun altro e Briggs, con estremo dolore, si fa da parte e la lascia tornare a casa. Un bacio rubato e poi, l’addio.

“Non so perché questa parola continui a scorrermi nella testa. Ma qui, in questo istante, con le sue labbra sulla mia bocca e le mani sulla mia pelle… capisco con esattezza il significato del termine: finalmente.”

I mesi che seguono sono un incubo a occhi aperti: Katryn deve fare i conti con l’inferno che ha vissuto e con la mancanza di quel Sergente pieno di sé. I demoni delle violenze subite la consumano giorno dopo giorno. Non è più la stessa donna che è partita. È un’altra, una moglie diversa, distante. Una madre in difficoltà, da rassicurare e prendere tra le braccia. Una donna senza più via d’uscita.

“Quanto può sopportare un cuore in una sola vita? Sono piuttosto certa che non saprò mai l’esatta risposta a questa domanda, ma le cicatrice che deturpano il mio mi fanno odiare quello stronzo che continua a prenderlo a pugni. Sono malata d’amore, strafatta, e non ne posso più.”

Quanta sofferenza tra le pagine di questo romanzo, un dolore che nasce in modo prepotente per le violenze che ogni guerra porta con sé, ma che cresce e si alimenta per la lontananza, l’impotenza e il senso di colpa. È questo, insieme ai segni delle violenze subite in quel bunker maledetto, che divora l’anima di Katryn. Lei soffre perché non è più la stessa, perché non sa in cosa si è trasformata. Perché non comprende se sia meglio seguire il cuore o la ragione. Perché non sa scegliere. È possibile amare due persone nello stesso momento e allo stesso modo? È possibile sopravvivere a un tale tormento?

Heather M. Orgeron e Kate Stewart ci regalano un libro crudo, che parla del crollo dello spirito umano e del suo lento annegare. Il romanzo è ben scritto, si respira un certo studio e preparazione per quanto riguarda il mondo militare americano, in particolar modo della fanteria. Linguaggio e situazioni sono del tutto credibili, anche se la traduzione non sempre mi ha convinta del tutto. La penna delle autrici non è per niente edulcorata, ma si offre agli occhi del lettore senza clemenza né mitezza, e spara a raffica sui sentimenti senza tanti giri di parole. I dialoghi sono duri, d’altronde la vita militare lo è, così come il dover fare i conti con se stessi e con i propri sbagli. Le due autrici hanno la capacità di calare il lettore nell’inferno personale dei protagonisti, la narrazione è in prima persona a POV alterni, così da lasciare ampio respiro ai sentimenti e ai pensieri di ciascun personaggio.

Ho parteggiato per tutti loro, perché, a loro modo, li ho amati tutti. Katy, Gavin e Briggs. E il piccolo Noah. E, in tutta sincerità, non sono convinta che la storia abbia avuto il finale che merita, o che sognavo che avesse. Perché, per forza, per qualsiasi decisione venisse presa dalla protagonista, qualcuno avrebbe sofferto. E io simpatizzo sempre per chi soffre e viene messo da parte.

“Impotente e colpevole, lo osservo farsi strada attraverso i miei sbagli prima di crollare per la stanchezza, il corpo trema mentre scuote di continuo la testa.”

Consiglio la lettura a chi ama le storie tormentate, piene di sofferenza.

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