
Laura Baldo ha letto, per A libro aperto, “LE CAMPANE DI SAN PIETROBURGO” di Jessica Marchionne, edito Words Edizioni.

- Titolo: LE CAMPANE DI SAN PIETROBURGO
- Autore: Jessica Marchionne
- Editore: Words Edizioni
- Data pubblicazione: 18 gennaio 2021
- Pagine: 120
- Prezzo: 2.99
Trama
Viktor è solo un bambino quando riceve in dono dal fratello Ivan un diario, a suo dire, capace di realizzare tutto quello che vi viene scritto: è così che esprime il desiderio di diventare Zar. Ma la sua vita, nel pieno della prima grande guerra, è destinata a essere stravolta: viene venduto dal padre a uno strano uomo di nome Gavril, segnato dalla perdita di moglie e figli. Di loro gli resta solo un orologio fermo, che all’improvviso riprende a ticchettare con l’arrivo di Viktor. Quando Palazzo d’Inverno viene attaccato, però, tutto sembra perduto ancora una volta. Anni dopo, Viktor incontrerà Anastasia Romanov, e insieme a lei, dopo essere diventato Zar, riconquisterà la città fino all’avvento di Stalin. Ma ecco che, quando le campane di San Pietroburgo risuoneranno, il diario rivelerà ancora una volta la sua magia. E cosa ne sarà di Gavril, legato a quell’orologio che segna il tempo in bilico tra la vita e la morte?
Copia digitale gentilmente fornita dalla CE in cambio di una recensione onesta

Amando molto sia il genere fantasy che quello storico, la trama di questo romanzo mi ha attirata subito, e sono contenta di poter dire che non ha deluso le mie aspettative.
Ambientato nella Russia di inizio ‘900, intreccia la storia reale e tragica di quel periodo con la storia fiabesca di Viktor e del suo diario.
Viktor è ancora un bambino, che guarda malinconico la neve cadere su San Pietroburgo dalla sua finestra, quando la Russia entra nella Grande guerra. La sua famiglia è agiata e, nonostante qualche informazione preoccupante colta dai discorsi degli adulti, è convinto che niente di male possa accadere a lui e ai suoi cari.
Ciò che lo angustia di più al momento è la scarsa considerazione che il padre e i fratelli maggiori hanno per lui. L’unico a cui è legato da un affetto sincero è il fratello Ivan, ufficiale nell’esercito dello Zar, che parla con lui o gli regala i libri che ama leggere. Per il suo decimo compleanno Ivan gli fa un regalo speciale: un diario che a sentire lui è magico e avvera tutto ciò che vi si scrive, purché siano solo cose belle.
“In quell’istante un fremito mi percorse facendomi drizzare i capelli. Non seppi decifrare che sensazione fosse, ma mi aveva scaldato il cuore come niente prima di allora.”
Viktor ha fiducia nel fratello e si convince che sia davvero così, che il diario sia magico, comincia perciò a scriverci la sua vita non come è davvero ma come la vorrebbe, esprimendo il desiderio di diventare Zar.
La guerra però procede, e con il ritorno di Lenin e l’inizio della rivoluzione le cose precipitano. La sua famiglia è costretta a scappare dal Paese, ma Viktor viene lasciato indietro e venduto a uno sconosciuto di nome Gavril.
“Guardai l’uomo e come un automa scesi le scale: mi sembrava di sprofondare sempre più verso l’inferno, e mai quell’inferno mi era sembrato più freddo.”
Pian piano il ragazzo riesce a superare l’amarezza per il tradimento della sua famiglia e del fratello Ivan, anche grazie alla gentilezza di Gavril. L’uomo tempo prima ha perso la moglie e il figlio, il cui unico ricordo è un orologio rotto che aveva regalato al bambino e che, in modo misterioso, con l’arrivo di Viktor ricomincia a ticchettare.
Viktor fa anche amicizia con un piccolo venditore di rose, che sembra conoscere molte cose sulla magia. Ma sarà l’incontro con la sopravvissuta Anastasia Romanov — o almeno questo è il nome che la ragazza fornisce — a cambiare davvero la sua vita, spingendolo a impegnarsi contro gli orrori perpetrati dai bolscevichi.
“Divenne la nuova rosa in grado di colorare la mia vita bianca e non importava quanto avrei dovuto pungermi con le spine prima di arrivare ai petali.”
Riuscirà così anche a realizzare il desiderio espresso nel diario e diventare Zar. Il diario stesso l’ha gettato anni prima, in un momento di sconforto, ma alla fine troverà il modo di tornare da lui, portando con sé una sorpresa…
Lo sfondo storico affascinante di San Pietroburgo fa da cornice a una storia che parla soprattutto di affetti familiari, dell’importanza di lottare per ciò che si desidera, ma anche di magia. Non la magia degli incantesimi, ma quella che con un piccolo sforzo possiamo trovare nella realtà di tutti i giorni, e che permette di vedere le cose da un’altra prospettiva e di essere felici anche nel bel mezzo dei momenti più difficili. Il diario di Viktor e l’orologio di Gavril sono magici soprattutto in quanto qualcuno crede in essi, altrimenti non avrebbero alcun potere. Anche le rose che il piccolo venditore — personaggio che mi è piaciuto molto per il sottile confine tra realtà e magia che incarna — offre in pieno inverno sono magiche per il momento di felicità che riescono a dare, che siano reali oppure no.
“Ed era proprio l’illusione che restituiva il sorriso a tutti noi, perché tutto ciò che volevamo era che qualcuno dicesse che, nonostante tutto, esisteva ancora qualcosa di bello.”
Ci sono molti rimandi simbolici che ho apprezzato all’interno del romanzo, come quello delle rose, dello scorrere del tempo o il contrasto tra il bianco e il rosso: il bianco della neve e il rosso del sangue che la macchia; le rose dipinte; l’Armata bianca che si oppone a quella rossa dei bolscevichi.
“Ogni giorno ci incontravamo nello stesso punto, facevamo una passeggiata e chiacchieravamo in quella San Pietroburgo macchiata di sangue, anche se dove passavamo noi sembrava sempre esserci una coltre bianca, pura e innocente. La neve pareva indicarci un cammino sicuro.”
Gli avvenimenti storici e la città sono descritti quel tanto da delineare lo sfondo per la vicenda. Da amante della storia — ma probabilmente è una fissa mia — mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio in più, come mi sarebbe piaciuto sapere di più della crescita di Viktor e di Anastasia, una parte che mi è parsa un po’ affrettata. Mi è piaciuto invece conoscere la storia di Gavril, e ho trovato il finale toccante.
La scrittura è scorrevole e coinvolgente. Riesce a trasmettere emozioni e spunti di riflessione.
È un libro d’esordio che fa ben sperare di poter leggere in futuro altre storie dell’autrice. Una fiaba storica adatta a ogni età, che ha il fascino e la leggerezza dei fiocchi di neve e delle rose. Una lettura che consiglio per chi vuole evadere dal quotidiano e lasciarsi trasportare da un pizzico di magia.
