Cinema, serie e Tv: “DARK”

Si prosegue con la rubrica dedicata al mondo della televisione. Stavolta tocca alla nostra Simona parlarci della sua scelta. Una serie cupa, intricata e geniale. DARK.

Bentrovati, viaggiatori… Ops! Volevo dire “lettori”.
È stato solo un lapsus momentaneo, non voluto, ma cercate di essere comprensivi: sono appena rientrata da un viaggio extra-temporale e spaziale!
Dove sono stata? Be’, il dove è facile. Sono stata a Winden, in Germania, una piccola cittadina immersa nei boschi, molto suggestiva e… umida!
È il quando che vi lascerà perplessi.
Ma facciamo un passo indietro e permettetemi di presentarvi una delle serie TV rivelazione di Netflix che mi ha entusiasmato talmente tanto da rivederla due volte. E, credetemi, ho fatto bene perché si tratta di una storia molto complessa e da seguire “attentamente”. Ogni dettaglio, ogni nome, ogni azione dei personaggi è collegato… niente è lasciato al caso.
Ladies and gentlemen, oggi vi parlo di DARK.

La vicenda ha inizio a Winden il 21 giugno 2019 con il suicidio di Michael Kahnwald (memorizzate questo nome!): Michael è il marito di Hannah e il padre di Jonas (tenete a mente anche lui!). La narrazione riprende poi il 4 novembre 2019, ovvero quando “tutto ha inizio”. Durante questi mesi, però, è scomparso un ragazzino che non verrà più ritrovato, riaprendo casi irrisolti di trentatré anni prima, quando Mads Nielsen fece la stessa fine.

La genealogia


Anche Mikkel Nielsen subirà la stessa sorte dello zio (il bambino scomparso nel 1986), ma con una differenza: lui ha un ruolo fondamentale nel grande disegno del destino. Le conseguenti ricerche portano alla luce misteri e oscuri segreti che questa piccola cittadina nasconde, rivelando i rapporti e il passato di quattro famiglie che vi abitano e attorno alle quali ruotano le vicende: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler ed i Tiedemann.

Allo stesso tempo si verificano strani fenomeni, come la morte di numerosi uccelli, impulsi elettrici che fanno sobbalzare la corrente nella cittadina e… il ritrovamento del corpo di un ragazzino abbigliato secondo la moda degli anni ʼ80 con gli occhi bruciati e i timpani scoppiati. Da questo momento, ciò che inizialmente sembra un classico thriller poliziesco si evolve subito in qualcosa di più fantascientifico con il primo colpo di scena (che non vi rivelo!).
Ah, tutto questo nei primi due episodi!
L’intreccio della prima stagione si svolge su tre piani temporali principali: 1953, 1986 e 2019. Nella seconda stagione le vicende si estendono anche nel 1921 e nel 2052, mentre nella terza le vicende giungono fino al 1888.

Ogni episodio si sussegue con rapidità, svelando verità e mettendo in discussione la realtà… e nel finale rimarrete con il groppo in gola.
Lealtà, fiducia, legami famigliari e di amicizia stanno alla base dei rapporti fra i vari personaggi, ma c’è spazio anche per l’amore che è, in definitiva, il motore che spinge i principali attori di questo meccanismo spazio-temporale a voler modificare il corso degli eventi. Come e perché lo lascio scoprire a voi, anzi, ho già detto abbastanza!


Adesso, però, voglio parlarvi nello specifico delle teorie sulla quale si fonda questa serie.
La trama è basata sul principio di autoconsistenza. “Che cosa significa?” vi chiederete. Ve lo spiego nel modo più semplice (spero!): si tratta di una soluzione ai paradossi del viaggio nel tempo suggerita dal fisico russo Novikov verso la metà degli anni ʼ80. Secondo questo principio, il passato è immutabile e il tempo è considerato come un anello chiuso in cui gli eventi del presente sono determinati da quelli passati e futuri. Ciò vuol dire che non possiamo impedire a un evento già avvenuto nel futuro di cambiarlo andando nel passato, si può solo fare in modo che esso si verifichi. Ecco quindi spiegato perché i protagonisti viaggiano nelle tre dimensioni temporali, ma non possono cambiare i fatti accaduti nel loro presente. A questo punto della storia (fine seconda stagione) avviene un incontro inaspettato che dà forza al concetto di paradosso di Novikov, ma ne introduce anche un altro: ossia, il paradosso della predestinazione. Tale principio suppone che in un ipotetico paradosso di un teorico viaggio indietro nel tempo la volontà dei singoli attori di cambiare il futuro è impedito a causa dell’esistere di una “predestinazione”, per cui non si può fare altro che assecondare il corso degli eventi.


Non è un caso, infatti, che si faccia riferimento alla teoria di Einstein che recita la divisione tra passato, presente e futuro ha solo il valore di un’ostinata illusione, così come a quella dell’eterno ritorno di Nietzsche.

FINE PARTE TEORICA!

Perché ho ritenuto necessario questo sproloquio, lo capirete bene: Dark non è una serie semplice da seguire, vi accorgerete subito che è molto diversa da quelle che trattano la medesima tematica del viaggio nel tempo, soprattutto per i riferimenti filosofici e per l’elemento thriller che arricchiscono quello fantascientifico. Unica annotazione personale è che ho trovato la terza stagione un po’ forzata, ma comunque intrigante. Tuttavia, a parte questa incertezza (che, ripeto, è solo un mio parere) posso assicurarvi che rimarrete incollati allo schermo.
Allacciate le cinture, dunque, puntate le lancette dell’orologio e fissate bene la data sul calendario, fate scorta di coraggio e tenete a mente che la domanda non è dove, non è chi, non è come, ma quando.

Ora siete pronti ad attraversare il passaggio.

Un pensiero riguardo “Cinema, serie e Tv: “DARK”

  1. A proposito di serie tv, questa è una vera bomba: https://wwayne.wordpress.com/2011/02/02/una-rosa-nel-deserto/. L’hai mai vista?

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