CINEMA, SERIE E TV – Recensione: “IL DIVIN CODINO”

Bentrovati nella rubrica dedicata al piccolo e grande schermo. Oggi vi parlerò di un film che è riuscito ad accontentare un pubblico vastissimo, per il personaggio di cui si parla, per il mestiere di calciatore, perché è l’uomo amato da tutti i tifosi e perché non rappresenta la bandiera di una squadra in particolare. È con vera emozione che vi presento…

IL DIVIN CODINO

Il Cast:

  • Andrea Arcangeli: Roberto Baggio
  • Andrea Pennacchi: Florindo Baggio
  • Valentina Bellè: Andreina (la moglie)
  • Anna Ferruzzo: Matilde (la mamma)
  • Riccardo Goretti: Maurizio
  • Thomas Trabacci: Vittorio Petrone (il manager)
  • Martufello: Carlo Mazzone
  • Antonio Zavatteri: Arrigo Sacchi

È passato esattamente un mese dall’uscita su Neflix di questo film. La scelta non è stata per nulla casuale, ma riservata a un pomeriggio di relax in famiglia. Dovete sapere che il mio compagno e io amiamo con tutta l’anima il gioco del calcio e dopo aver visto la serie dedicata a Totti, non potevamo perderci il “Roby” nazionale.

Aspettative: la cronostoria calcistica del Divin Codino, i vari approdi ai grandi Club, qualche scambio e goal, e la curiosità di vedere i vari nomi del mondo del calcio e i loro interpreti.

Risultato: molto superiore all’immaginazione, anche dal punto di vista maschile. Difatti le mie stesse sensazioni sono state condivise dal mio compagno, con l’unica differenza che l’animo femminile lascia sfuggire sicuramente qualche lacrima in più. Vi lascio immediatamente capire ques’ultimo “passaggio”.

Il film si apre con l’intervista del diciottenne Roberto Baggio, già fenomeno tra le file del Vicenza; seguirà il numeroso pranzo in famiglia…

«Ho firmato con la Fiorentina, per 2 miliardi e 700 milioni». «Ottimo, così mi ripaghi i vetri che hai rotto in officina»

Roby è orgoglioso, probabilmente pensa di essere “arrivato”, mettendo i piedi in serie A. Nello stesso tempo vorrebbe rimanere quello di sempre, aiutare il papà in officina e continuare a cacciare con lui. Proprio un giorno, con il fucile in mano, i due riprendono il discorso.

«Vuoi che ti dica bravo? Per me siete tutti uguali, non è che se guadagni di più sei più bravo di tuo fratello che si fa il culo in fabbrica.»

Roberto cerca solo una cosa: l’approvazione del padre. Vorrebbe vedergli luccicare gli occhi e, sì, ci starebbe bene anche un “bravo”. Ma Florindo torna a spiazzare il figlio, regalandogli un obiettivo:

«Ai mondiali del ’70, la finale Italia-Brasile, abbiamo perso 4-1. Ero là disperato. Tu sei venuto da me e mi hai detto: “Te lo vinco io il mondiale con il Brasile, promesso”. Ricordi?»

Non è mia intenzione anticiparvi la risposta di Roberto, come non entrerò in altri particolari. È necessario, però, che vi ricordiate queste conversazioni, perché sono il fulcro di tutta la vita del nostro campione. Sono sincera, non so se “Il divin codino” in versione filmica corrisponda, fedelmente, al libro (link amazon e-book link amazon cartaceo), ma se la versione scritta ha solo un decimo di quella di Netflix, lo definirei (per il genere) un capolavoro.

Roberto passa tra fasi di vero entusiamo a momenti “quasi” di smarrimento. È successivo all’approdo in Fiorentina – e Roberto si è infortunato proprio prima del passaggio dal Vicenza –, l’avvicinamento al Buddismo grazie a Maurizio, che continuerà a essergli amico sempre e a tifarlo anche dopo aver lasciato i Viola. Ma, minuscolo passo indietro, Florindo lascia ancora un’altra perla al figlio, da raccogliere e conservare.

«Ascolta, st’infortunio è la roba meglio che ti sia capitata. Credevi di essere arrivato, e di colpo hai perso tutto. Niente ti è dovuto nella vita e nessuno ti regala niente. Per fortuna l’hai scoperto presto.»

La carriera procede, grazie alla nuova fede, ad Andreina (prima fidanzata e poi moglie), alla famiglia; a Vittorio e al suo staff, ai vari allenatori che non sempre si sono rivelati in accordo con Baggio (non del tutto positivi i rapporti con Sacchi e Trapattoni). Questo film, difatti, mette in luce incomprensioni, momenti “down” e le vittorie, soprattutto quelle interiori. Il Divin Codino è come il protagonista di un “romanzo di formazione”; Roby ha basato l’intera esistenza a “compiacere”, a cercare l’approvazione del padre, con il pallino fisso di Te lo vinco io il mondiale con il Brasile. E invece, quel tiro troppo alto segna l’impossibilità per l’Italia di giocarsi ancora un altro rigore, con la speranza di alzare la coppa! Ma quale essere umano è perfetto, invincibile? Nessuno, ma Baggio si è sempre sentito il peso della responsabilità… chissà se nei confronti dei tifosi o di Florindo?

Roberto non si abbatte, continua a sognare grazie anche al fedele Vittorio, il manager, che lo ri-mette su piazza. L’approdo al Brescia gli darà una nuova luce per giocarsi il suo ultimo mondiale – se fosse stato in forma –, parola del Trap (Trappattoni nei Mondiali 2002 era il CT della Nazionale). Se da un lato viene deluso dall’allenatore dell’Italia, nel Brescia ritrova la passione per il calcio e un suo gran sostenitore: Carlo Mazzone; non immaginate l’emozione nel vedere nei suoi panni la genuinità di Martufello, un’interpretazione che arriva al cuore, e non solo perché ci mancava il grande comico del Bagaglino. Vedrete che ogni sua parola vi rinfrancherà come ha fatto con Baggio.

Arriviamo, a malincuore, alla fine. Ultimo quarto d’ora: il climax si verifica con una “rivelazione”, la reazione del campione e una fiumana d’affetto che segna l’epilogo. Non mi scucirete altri dettagli perché solo a pensarci sto singhiozzando e mi piacerebbe sentirvi dire che è stata anche la vostra reazione.

Conclusione:

Da vedere, da vivere. In questo film, ribadisco, emerge la grande umanità di Roberto Baggio, il percorso religioso che l’ha fortificato; un uomo dedito alla famiglia come figlio, marito e padre dei suoi tre figli. È anche una grande storia d’amore e Andreina metterà a pensare ogni donna: io sono una buona moglie? L’adoro, davvero! Che dire, ho un solo rimpianto, non aver visto Roberto Baggio dal vivo perché, ebbene sì, io vado allo stadio, a vedere le partite di calcio. Per amore, accetto in dono per il mio compleanno, l’abbonamento al Milan – pur essendo di fede bianconera –, perché il calcio è bello anche indossando una sola maglia.

Roberto Baggio ne ha cambiate tante, di maglie; a strisce di colori diversi o tintaunita come con i Viola. Ma lui è Il Codin Divino di tutti, perché non ha mai tenuto a una sola bandiera e da ogni persona che segue il calcio si è lasciato amare. Questo è il motivo perché bisogna vedere questo film.

Un plauso particolare ad Andrea Arcangeli, per l’interpretazione magistrale e la grande somiglianza con Roberto Baggio, non solo nell’aspetto fisico, ma per aver assunto le identiche movenze: davvero impressionante!

Se siete ancora indecisi, guardate il trailer:

Ascoltate anche la colonna sonora, scritta e interpretata dall’immenso Diodato (YouTube)

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