Recensione: “Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi – ed. Garzanti

Laura De Angelis condivide con noi “Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi, ed. Garzanti.

  • Titolo: Finchè il caffè è caldo
  • Autore: Toshikazu Kawaguchi 
  • Editore: Garzanti
  • Pubblicato il: 12 marzo 2020
  • Prezzo ebook: 9,99 euro, cartaceo 16,00 euro
  • Autoconclusivo

Trama

In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kòtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

Toshikazu Kawaguchi è uno sceneggiatore e regista giapponese ma, grazie a Garzanti editore, lo conosciamo nelle inconsuete vesti di scrittore.

È lui l’autore del romanzo Finché il caffè è caldo e, seppur pubblicato in Italia nel 2020, a distanza di un anno continua a conquistare le attenzioni di nuovi lettori.

Beh, come vedete, tra questi ci sono anche io!

Credo fortemente nelle vibrazioni positive, spesso neanche le notiamo, eppure riescono a guidarci dinnanzi a delle scelte da prendere. Sorrido al pensiero che queste parole possano apparire prive di logica ai più, ma, per coloro i quali vivono con estrema consapevolezza il moto di energia che ci circonda, tutto ciò assume un senso.

Se ancora vi state chiedendo quale esso sia, sarò esplicita: i libri ci parlano, sussurrano e consigliano, poiché sono loro a sceglierci!

Questa lettura si è rivelata una piacevole scoperta.

Ha riaffermato le mie credenze interiori, arricchendole con nuovi spunti di riflessione.

Un libro che, in maniera fortuita, ha dissipato le nubi presenti nei miei pensieri.

Troppo spesso ingaggiamo battaglie contro il tempo.

Troppo spesso demandiamo a esso le colpe delle nostre mancanze, ferite, fallimenti e dolori.

Gli chiediamo di rallentare, correre, fermarsi, riavvolgersi e di tornare a scorrere nuovamente.

Lo facciamo se ci accorgiamo di aver perso un’opportunità, un affetto, altresì quando abbiamo preso una decisione errata o la nostra vita è in bilico.

Lo riconosciamo con chiarezza quel momento di frattura, poiché siamo pervasi da rimorsi e rimpianti, da disperazione e angoscia.

Desideriamo con tutto il nostro essere di poter rivivere e mutare gli eventi già passati, che ci rimordono la coscienza.

Tutto ciò è il nodo cruciale su cui si snoda l’idea dietro la storia che Kawaguchi ci propone. Egli riesce a catturare la nostra attenzione mediante il ricorso a uno stile lineare, minimalista e a tratti poetico. Istaura un rapporto diretto tra il lettore e il coro di protagonisti, dal quale si leva un riverbero emotivo coinvolgente e toccante.

Abilmente utilizza le credenze popolari e le ritualità proprie della cultura orientale, per veicolare il messaggio che soggiace tra le righe del romanzo. Ed ecco che ci muoviamo tra i tavoli di un bar magico, nel quale gli avventori hanno la possibilità di sedersi in un determinato posto, in un particolare frangente, davanti a una tazza di caffè giapponese. Così hanno l’occasione di poter tornare indietro nel tempo, per rivivere l’incontro con una persona cara che abbia varcato, in precedenza, la soglia del medesimo locale.

Sembra così semplice, ma vi accorgerete che ci sono regole ben definite, non voglio entrare troppo nei dettagli, per cui ve ne svelo solo un paio: l’avventura temporale deve terminare prima che il liquido scuro della tazzina si raffreddi e, badate bene, il passato non può essere cambiato in alcun modo.

La narrazione si suddivide in quattro episodi con protagonisti differenti: saremo insieme a una coppia di innamorati davanti a un addio; troveremo una moglie e un marito che dovranno affrontare l’ineluttabilità della malattia; due sorelle e il contrastato rapporto che vivono; infine una madre e una figlia e le reciproche titubanze.

Esistenze così agli antipodi che sembrano stridere tra loro ma, in realtà, dipingono una tela ricca di sfumature emozionali comuni.

Tutti si trovano a fare i conti con dubbi, incertezze, fragilità e sensi di colpa che tentano di mascherare, eppure decidono di sedersi e affrontarle, di cambiare i propri atteggiamenti e sentimenti per ciò che li sta corrodendo.

«L’acqua cade dall’alto al basso, è la forza di gravità. Anche le emozioni forse agiscono secondo la stessa legge. Di fronte a una persona con cui si ha un legame profondo e a cui si sono rivelati i propri sentimenti, è difficile mentire e lasciar perdere. La verità vuole uscire a tutti i costi, soprattutto quando si cerca di occultare la tristezza o la fragilità. È molto più facile nascondere la tristezza a un estraneo, o a qualcuno di cui non ci si fida.»

In Finché il caffè è caldo riscopriamo l’importanza della comunicazione.

Quando siamo fermamente convinti di aver tempo, presi dalla concitazione degli eventi, rischiamo di non cogliere tutte le parole e i significati che esse vanno a rappresentare.

Lasciamo aperte delle finestre sul passato, perdendoci la possibilità di cogliere la bellezza delle interazioni del presente.

Questo romanzo ci scuote la coscienza, quella che spesso resta imbrigliata dal caos del vivere, riportando l’attenzione sul qui e ora.

Possiamo cambiare l’oggi.

Possiamo scegliere di essere migliori ogni singolo giorno.

Sono certa che questo romanzo sarà gradito dai lettori che non hanno paura dello scorrere del tempo, perché ne comprendono la vera essenza: esso è un dono. Non sprechiamolo. Non perdiamo mai la possibilità di essere gentili con gli altri, di ascoltarli con partecipazione. Non lesiniamo i sentimenti.

Accettiamoci nei limiti e nelle imperfezioni, allontanando da noi i rimpianti e i rimorsi.

Questo romanzo lo trovate anche in formato Audiolibro, gratis per i primi 30 giorni. Cliccate qui per il link Amazon.

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