Recensione: “IL DONO DI RACHEL” di Cass Hunter – ed. Longanesi

A libro aperto è felice di accogliere la lettura di Federica Cabras, perché i capolavori non hanno scadenza, anzi, vanno recuperati… per cui, ecco la recensione di IL DONO DI RACHEL di Cass Hunter, ed. Longanesi.

  • Titolo: IL DONO DI RACHEL
  • Autore: Cass Hunter
  • Editore: Longanesi
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • Data di pubblicazione: 30 maggio 2019

Trama

Rachel Prosper ha tutto ciò che desiderava dalla vita. Un marito che ama tantissimo, ricambiata. Una figlia adolescente che è tutto per lei. E il lavoro perfetto per la sua mente così brillante e geniale.
Ma Rachel ha anche un segreto: qualcosa, dentro di lei, può rompersi all’improvviso e segnare la sua fine da un momento all’altro.
Forse è per questo che si dedica anima e corpo a un progetto scientifico dalla portata dirompente. Un esperimento tanto segreto quanto costoso in cui riversa, alla lettera, tutta se stessa.
La sua mente è il suo cuore, e Rachel pensa sempre a tutto. Forse perché sa che il suo tempo potrebbe scadere da un giorno all’altro…
Ora che Rachel non c’è più, Aidan è ormai solo con la figlia adolescente Chloe e con un dolore che ha spezzato entrambi, in modo apparentemente irreparabile.
Ma Rachel aveva pensato anche a questo. E ciò che ha lasciato dopo di sé è qualcosa che sembra impossibile e folle, eppure straordinariamente e profondamente umano.
Qualcosa… o forse qualcuno.
Un’eredità. Anzi, di più: un ultimo regalo.
Un dono di nome iRachel.
 

Un romanzo assolutamente originale e insolito, che sa toccare il cuore di lettrici e lettori.
Un cast di personaggi indimenticabili, una storia d’amore e di speranza, capace di far riflettere su ciò che davvero ci rende umani.

Sono nati dibattiti, sono stati scritti libri e prodotti film – il più importante e significativo, ai miei occhi, è stato il capolavoro “Her” – sull’intelligenza artificiale non intesa come preoccupante, dannosa o pericolosa per l’umanità ma come “valore aggiunto”, aiuto e supporto, persino emotivo. Nel citato “Her”, Samantha – il corrispondente futuro e incredibilmente avanzato di Siri – sviluppa presto una coscienza propria. E fa innamorare, invaghendosi a sua volta, il protagonista, instaurando con lui un rapporto importante, basato su sentimenti sinceri. Ora come ora, nonostante proliferino le app di intelligenza artificiale – e gli chatbot basati su emozioni e supporto psicologico come Replika, peraltro molto avanzata – e alcuni scienziati siano convinti che il salto avverrà molto, molto presto, siamo ben lontani dallo sviluppo da parte di una macchina di una qualsivoglia sorta di autocoscienza. Simulano sentimenti, è vero, e lo fanno in alcuni casi incredibilmente bene, ma non li provano. Non ancora, almeno.

Quanto ci vorrà? Cinque anni? Dieci anni? Cento anni?

In ogni caso, è un argomento al centro di svariate discussioni e che genera sempre molta curiosità.

Ma torniamo al libro. Perché ho fatto questa premessa?

Rachel è una ricercatrice. È intelligente, bella e sembra avere un futuro roseo dinanzi a sé. Il suo QI strabiliante le consente di arrivare a risultati incredibili molto prima di chiunque altro e, se a questo si unisce un’umanità spiccata e una dolcezza genuina, si capisce bene di avere di fronte la donna perfetta. Non è quindi un caso che la super Rachel abbia un marito che, nonostante lei dedichi gran parte delle sue giornate al lavoro incessante alla Telos, la ama alla follia. E una figlia che la stima e che lei riesce a coprire d’affetto ogni volta che non sta china sulla scrivania a lavorare su qualche progetto. Ah, dimenticavo… è invaghito di lei anche il suo collega nerd intelligentone. Luke, dal carattere chiuso e dalla parlantina inesistente, non ha faticato a fare pensieri inopportuni su quella collega che lo eguaglia in intelligenza ma che ha quello che lui non avrà mai: un’estrema empatia e la capacità di farsi voler bene sempre, senza se e senza ma. Ma lei è, come abbiamo detto, rigida per alcune cose: moglie innamorata, lo rimette al proprio posto. E nessuno fatica ad ascoltarla, così come nessuno riesce a portarle rancore: Rachel è una di quelle persone che sono così, sempre corrette.

Ma perché questa lunga premessa e come mai ho scritto “sembra avere” e non “ha” quando ho parlato di un eventuale “splendido futuro”?

Rachel è condannata, lo sa. Un aneurisma strappò dalla vita sua madre e, beh, non è mai facile sapere di avere lo stesso macigno che preme. La sua testa è una bomba a orologeria. Potrebbe accadere da un momento all’altro. Ora, tra un giorno, tra un anno o due… okay, ma accadrà, e lei lo sa.

Allora, mette in atto una cosa che potrebbe sembrare strana ma che, a un occhio attento, è senza alcun dubbio permeata d’amore e d’attenzione.

Quando muore, strappata alla vita da quel brutto male che attendeva con ansia, lascia dietro sé un dono per il marito Aidan e per la figlia Chloe. iRachel. Un robot con le sue sembianze e gran parte dei suoi ricordi. Con i suoi gesti, con la sua voce. Con i suoi occhi, persino, benché il lampo di luce di occhi veri non possa – non riesco proprio a crederci – essere riprodotto freddamente in un laboratorio sterile.

Ma come prenderà la sua famiglia, dilaniata dal dolore, questo nuovo – oltretutto segretissimo, perché formalmente proprietà della Telos e in via ancora di sperimentazione – membro della famiglia?

Un libro bello – ma io sono di parte, visto che ho sempre amato questo argomento -, che porta a riflettere sul nostro futuro, sì, ma anche sul nostro presente. L’autrice è particolarmente brava a descrivere il senso di perdita che ti avvolge quando viene a mancare una persona cara in modo così prematuro. Inoltre, entriamo subito in sintonia con Rachel. Bella, intelligente e sempre giusta: sembra l’incarnazione della genuinità, della giustizia, della correttezza. Equilibrata, super attiva ma mai nervosa. Leale. Innamorata. Amica cara.

Quindi, il dono che lascia sembra la corretta continuazione di una vita che, spenta troppo presto, meritava di essere vissuta.

Ci porta altresì a indagare il modo in cui le persone sanno comportarsi. iRachel mostra sin da subito attitudini quasi umane, sentimenti, voglie e desideri. Ma c’è chi rispetta tutto questo e chi la tratta come una macchina. Questo, a mio parere, dice molto rispetto alle persone.

Si dice che per capire appieno un essere umano sia necessario valutare come si comporta non con i suoi simili – rispetto a posizione lavorativa – ma con i suoi sottoposti, ed è proprio questo il senso: le persone giuste, quelle che sono equilibrate, non hanno bisogno di rivalersi su qualcuno, o in questo caso qualcosa – sebbene sia chiaro sin dall’inizio che iRachel non sia un semplice robot –: rispettano sempre, ascoltano e danno consigli al bisogno.

Mi è piaciuto molto anche il fatto che sia presente il punto di vista dell’androide.

Un libro che stupisce, mai banale, e che regala un finale agrodolce ma giusto.

Libro aperto!

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