
Mariadora Vizza ha letto, per A libro aperto, LO SCHIAVO DI POMPEI di Stefania De Prai Sidoretti.

- Titolo: LO SCHIAVO DI POMPEI
- Autore: Stefania De Prai Sidoretti
- Editore: self publishing
- Genere: romanzo storico
- Pagine: 361
Trama
“Io, la nobile romana.
Lui, lo schiavo in catene.
Tutto ci divide, perfino la legge.
La nostra è una passione proibita.
Io rischio la reputazione, ma lui la vita.”
Sono giunta a Pompei per sposarmi, non dovrei avere occhi che per Aurelio.
Ma Elio, suo schiavo e fratellastro, mi ha salvata dalla morte.
Nel mio viaggio ho incontrato gladiatori, cristiani, studiosi e mercanti. Persino la Sibilla cumana.
Ma terribili visioni mi dicono che non c’è più tempo: Pompei ha le ore contate, io lo so. Sono nipote della vestale Cinzia, anche io ho il dono della profezia.
Vampe di fuoco stanno per travolgerci e io dovrò lottare.
Per sopravvivere e difendere il mio amore.
“Una straordinaria ricostruzione storica dell’eruzione del Vesuvio che vi farà emozionare e commuovere”

È sempre grande la difficoltà nella stesura di un romanzo storico. Documentarsi e studiare, studiare sempre e tanto, per cercare di essere il più fedeli possibile, nelle descrizioni e nei dialoghi, all’epoca di cui si sta scrivendo.
Il genere Regency, che fra gli storici è forse quello che maggiormente va di moda, ha più fari (prima fra tutti Jane Austen) che riescono a guidare i nuovi autori nella stesura dei romanzi, aiutandoli nella costruzione dei dialoghi e della trama. Quando si va più in là nel tempo, però, il discorso si complica e la sfida per l’autore diventa più ardua. Il Regency è uno dei miei generi preferiti, ma storici su altre epoche ne avevo letti realmente pochi ed è stata probabilmente questa la molla che mi ha spinto a leggere il romanzo di Stefania De Prai Sidoretti.
L’epoca romana è sicuramente una delle più affascinanti ere della storia, non solo italiana, ma del mondo intero, e l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei un argomento che mi ha sempre intrigato moltissimo.
“Ogni persona, un mondo. Il mistero del suo destino, spesso segnato dall’assurdo, dalle convenzioni e dalla maschera dietro la quale ci nascondiamo. Plinio ha detto che sono come mia nonna Cinzia. Possibile che, quanto lei, io possieda davvero il potere di leggere nel fato?”
Protagonista del romanzo, a dispetto del titolo, è una nobile romana, Fausta, amorevolmente soprannominata Faustilla dalla sua balia. Rimasta orfana di entrambi i genitori, Faustilla viene cresciuta dallo zio, nobile e potente senatore di Roma.
Colta, curiosa, estremamente intelligente e dotata di grande coraggio e senso di giustizia, Fausta viene promessa sposa a un nobile pompeiano, Aurelio, e intraprende così quel viaggio che, da Roma, la porterà a Pompei. La fanciulla sembra possedere il dono della preveggenza, così come la nonna Cinzia. È proprio grazie a questa sorta di sesto senso che Fausta riesce a presagire la catastrofe che incombe imminente sulla ridente e prospera cittadina di Pompei. Il viaggio della fanciulla ci accompagna per una buona parte del romanzo, un’occasione, questa, che l’autrice ha saputo sfruttare a pieno per farci conoscere usi e costumi dell’epoca, introducendo in maniera mai noiosa, quelle nozioni storiche necessarie a farci calare a pieno nell’atmosfera del tempo.
Durante il viaggio Fausta incontrerà vari personaggi, soprattutto si farà carico delle sorti di un bambino e del suo cagnolino, dando dimostrazione al lettore non solo della sua ricchezza d’animo, ma anche di quanto piacevolmente “moderno” risulti il suo personaggio, nella sua risolutezza e nella sua grande capacità di districarsi in situazioni spesso difficili per quell’epoca, se affrontate da una donna, seppure nobile.
La ragazza incontrerà l’amore poco prima di incontrare il futuro marito.
Stranamente l’amore sembra avere lo stesso volto di Aurelio, ma non è che un inganno.
“Porta quel ferro d’infamia, così simile al giogo che si mette a un animale, con la sicurezza di un atleta che indossi la corona d’alloro.”
Elio, fratellastro e schiavo di Aurelio, salva la vita a Fausta, in una delle scosse di terremoto che, giorni prima dell’esplosione del vulcano, colpirono la cittadina. Per entrambi è amore a prima vista, un amore impossibile e pericoloso. Eppure conoscere Aurelio, che al di là dell’innegabile somiglianza fisica col fratellastro non potrebbe essere più diverso da Elio, non fa altro che accrescere il disgusto della ragazza verso il suo promesso sposo e, di contro, l’amore verso quel ragazzo che, seppur schiavo, ha un cuore nobile, modi gentili e delicati e un eterno sorriso sulle labbra. Elio è tra l’altro un abile scrivano e un amante della poesia.
“Oh come l’interpreta, meglio di così non si può: con ardore, dolcezza, e una nota di tristezza. E quando sussurra: “Dammi mille baci, poi cento, poi mille altri, poi ancora cento, poi sempre altri mille, poi cento.” Chiudo gli occhi e mi sento ardere, come se davvero mi avesse baciata. Il mio sguardo è attratto dalle sue labbra quanto una falena dalla fiamma.”
L’amore tra i due cresce inesorabile e in fretta, tanto che Fausta non esita a rischiare la vita in prima persona pur di salvare Elio dal destino crudele riservatogli da Aurelio che, come ennesima dimostrazione di profondo disprezzo nei suoi confronti, si sbarazza di lui, vendendolo a una scuola per gladiatori.
La storia tra queste due anime così pure e gentili, l’evolversi delle incresciose situazioni che sembrano portare alla loro separazione, vanno di pari passo con l’imminente tragedia che sta per abbattersi su Pompei: attraverso le visioni di Fausta, attraverso la sua crescente sensazione di disagio e a tratti immotivata angoscia, noi lettori ci prepariamo a vivere quella che ormai sappiamo essere stata una delle più grandi calamità naturali della nostra storia.
Come ho già avuto modo di dire, l’autrice accompagna il lettore nella storia, nella descrizione dei posti, delle case, non lasciando assolutamente mai niente al caso, anzi inserendo delle descrizioni precise ma mai noiose. Anche il lato romance della storia viene raccontato, a mio parere, rispettando dei canoni, ossia non cadendo in un erotico che probabilmente avrebbe rovinato la narrazione pulita e adatta all’epoca e alla storia raccontata, ma dando invece ampio respiro a quell’amore platonico e aulico che, a mio avviso, in questo contesto, crea un maggiore coinvolgimento, emozionando molto di più il lettore.
Tutti i personaggi, anche le semplici comparse, sono studiati e descritti dall’autrice in maniera impeccabile e la parte finale toglie il respiro, per la potenza della tragedia raccontata, in contrapposizione all’amore puro e struggente dei due protagonisti.
Una bella lettura, consigliata e che mi ha fatto volentieri riscoprire un’epoca che avevo conosciuto solo scolasticamente, ma mai approfondito, nonostante mi avesse sempre affascinata.

Carissima ti ringrazio. Bellissima recensione. Ti ringrazio dal profondo del cuore per le tue parole.
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