
“Carabosse” è un libro falsamente leggero, di quelli che si fanno prendere sotto gamba: un giallo con venature oniriche è un bollino che gli si appiccica con relativa facilità; in realtà è qualcosa di più.
Lasciatevi guidare dalle parole della nostra Anna Lisa Manotti, che ci parla di Carabosse di Annalisa Mantovani Sassi, ed. Triskell Edizioni.

- COLLANA: RAINBOW
- Titolo: Carabosse
- Autrice: Annalisa Mantovani Sassi
- ISBN EBOOK: 979-12-207-0040-5
- ISBN CARTACEO: 979-12-207-0041-2
- Genere: Contemporaneo, paranormale
TRAMA
Eleuthère Roux, Lelou per gli amici, ballerino ventenne e promessa della danza del Ballet dell’Opéra di Parigi, fin da bambino custodisce gelosamente un segreto del quale sono a conoscenza solo la sua anziana nonna e la sua migliore amica: vede i fantasmi.
Ed è proprio il fantasma di una giovane ballerina che lo guida, inavvertitamente, all’incontro della sua vita e alla caccia ad un assassino che sta mietendo vittime nella bella Parigi, inscenando frammenti di favole maledette e ammantate di un mistero fatto di sangue e dolore.
Nicholas Greville, futuro Conte di Warwick, trentottenne avvocato e giurista londinese con un curriculum più che immacolato, ama la musica più della sua stessa vita, ed è ossessionato dalla morte della sorella gemella avvenuta più di vent’anni prima, in circostanze misteriose. Il suo incontro con Lelou sembra voluto dal destino, proprio come in una di quelle fiabe che la madre gli raccontava da piccolo, un destino segnato dal dolore che obbligherà entrambi a scavare tra gli spettri del comune passato oscuro.

Difficile è per me recensire “Carabosse” di Annalisa Mantovani Sassi, non per fallo dell’autrice, ma mio. Una somiglianza troppo netta in un episodio cruciale delle nostre vite che lei stessa cita nei ringraziamenti mi hanno messa la recensione in sospeso, perché per essere neutrale dovevo prima aspettare che l’ondata di furiosa empatia si attenuasse.
“Carabosse” è un libro falsamente leggero, di quelli che si fanno prendere sotto gamba: un giallo con venature oniriche è un bollino che gli si appiccica con relativa facilità; in realtà è qualcosa di più.
Al di là della trama a stampo investigativo, sono riuscita a indovinare il colpevole a circa metà, delle contaminazioni da sogno, del tocco di paranormale e del seguito di amici che ha Éleuthère (no, proprio non riesco a chiamarlo con il suo soprannome), “Carabosse” è il suo protagonista e il suo protagonista è Carabosse.
Carabosse è la fata cattiva che Walt Disney ha trasformato in Malefica. Una creatura condotta alla malvagità dalle altre persone: odiata, schivata, schifata, ripudiata, Carabosse diviene una fata oscura che cova il desiderio di vendicarsi. Far pungere Aurora, condurre il regno in un sonno incantato è il solo modo che ha Carabosse per farsi vedere, ascoltare, sentire.
Allo stesso modo Éleuthère viene schernito, allontanato e ripudiato dalla sua famiglia: è un ragazzo evanescente, leggero, anti convenzionale, innamorato della vita e dell’amore, troppo volatile per un padre grezzo e una madre ignava. Però, la vendetta che Éleuthère sceglie di mettere in scena è assai meno crudele di quella della fata di Perrault: Éleuthère balla, vive e parla con i suoi fantasmi cercando di tenere lontano il dolore che prova per essere stato ripudiato dalla sua stessa famiglia. Éleuthère non è il solo a portare dentro di sé il seme di Carabosse: anche l’assassino (leggetelo senza genere, come se fossimo in inglese, così non diamo indicazioni in nessun senso) ha parecchio a che spartire con lei. Isolato, richiuso, recluso, inascoltato, circondato di mezze verità e menzogne, dove il vero si confonde con il falso e la realtà sfuma nell’incubo trova nell’omicidio la sola via per riemergere, vendicare, raddrizzare. Éleuthère e l’assassino sono i due volti di Carabosse: uno misericordioso, proteso alla vita, l’altro implacabile portatore di morte.
Le due facce di Carabosse faranno pace prima della fine, Éleuthère donerà perdono e conforto alla sua metà più nera, perché questo è “Carabosse”: una storia di perdono e accettazione.
Lasciando stare la parte sui fantasmi, ben giocata sul filo dell’assurdo, ma non necessaria, la parte più giallistica e il contesto amicale e amoroso, questo romanzo è una delicata opera sulla redenzione o sulla sua impossibilità. Allora non importa che i cattivi siano cattivissimi, che i buoni siano spesso buonissimi e che si sfiorino temi non approfonditi a sufficienza. Aspetto Annalisa Mantovani Sassi al suo prossimo romanzo, quando, sono certa, cuocerà a puntino ogni pezzo di carne che metterà sul fuoco.
