Recensione: “L’ULTIMO INCUBO DI KAFKA” di Paolo Cortesi – ed. Newton Compton

Una bellissima recensione di Laura Baldo per un romanzo che merita; un altro thriller pazzesco per Newton Compton che si affida a Paolo Cortesi con L’ULTIMO INCUBO DI KAFKA.

Trama

Un grande thriller storico
Praga, 1914.

Il giovane Jozef Drohac, membro del Klub Mladych, un’associazione di ispirazione anarchica e pacifista, viene trovato impiccato. Suicidio, conclude la polizia. Una spiegazione che sembra convincere tutti, inclusi gli altri membri del Klub. Tutti, tranne Franz Kafka. Lo scrittore non riesce a capacitarsi. Jozef non aveva alcun motivo di togliersi la vita, e nella dinamica del suo supposto suicidio ci sono diversi particolari che non tornano. Ma Franz sembra essere il solo a notare queste stranezze: che siano solo il frutto della sua mente troppo immaginifica? Quando altri due membri di spicco del Klub muoiono in circostanze poco chiare, Kafka capisce che qualcosa di oscuro è all’opera, una macchinazione che sembra voler colpire tutti i principali oppositori del governo militarista imperiale. E mentre le notti praghesi si ammantano di sospetti e di paranoie, Franz si rende conto che anche lui potrebbe essere in pericolo…

Copia digitale gentilmente fornita dalla CE in cambio di una recensione onesta

Ad attirarmi di questo thriller storico sono state soprattutto due particolarità. La prima è la scelta di un investigatore insolito come lo scrittore Franz Kafka. La seconda è l’ambientazione a Praga – città che mi ha sempre affascinata molto – all’inizio del ‘900.

È un romanzo dove, accanto al mistero da risolvere, trova ampio spazio la ricostruzione delle atmosfere dell’epoca e quella della vita quotidiana dello scrittore. Per chi ha apprezzato i lavori di Kafka è senz’altro molto interessante vederlo prendere vita sulla carta come personaggio, nella veste insolita di investigatore amatoriale, sostenuto dalle sue grandi capacità di analisi della realtà e delle persone.

La storia si apre nella primavera 1914 a Praga, allora capitale del regno di Boemia, parte dell’impero austro-ungarico. Il trentenne Franz Kafka frequenta saltuariamente il Klub Mladych, un circolo culturale socialista e anarchico di ispirazione antimilitarista. Un circolo del tutto legale, ma sorvegliato attentamente dalle autorità.

Kafka tiene un breve discorso per il funerale di uno dei suoi fondatori, impiccatosi qualche giorno prima. Lo scrittore nota subito un dettaglio che non lo convince, ma tutti conoscono il suo carattere un po’ eccentrico e portato a fantasticare, e nemmeno Max Brod, il suo migliore amico, dà troppo peso ai suoi dubbi. Qualche settimana dopo però un altro membro fondatore del Klub si suicida, e Kafka è sempre meno convinto che sia una coincidenza. Finché un terzo membro muore in quello che pare un tragico incidente stradale, e stavolta le testimonianze e gli altri indizi che collegano le tre morti non sembrano lasciare dubbi, almeno per lo scrittore.

Inizia così a indagare, e nel contempo nota movimenti strani intorno a casa sua. Pensa di essere tenuto d’occhio dalla polizia a causa della sua appartenenza al circolo, ma forse gli occhi che seguono ogni suo movimento appartengono a qualcuno molto più pericoloso e senza scrupoli.

L’indagine comunque lo coinvolge molto e lo distrae per un po’ sia dalla scrittura che dai suoi consueti problemi personali, tra cui un lavoro quotidiano come consulente assicurativo che lui detesta e i rapporti gelidi con il padre, che fin da quando era piccolo si è sempre mostrato critico e deluso di qualunque cosa facesse. Kafka vive ancora coi genitori, e il suo unico conforto è la sorella minore Ottilie, detta Ottla, l’unica che lo appoggia e lo capisce, almeno fino a un certo punto. Perfino lei però nasconde segreti che non condivide nemmeno col fratello.

Kafka non sa più di chi può davvero fidarsi, in quella che ben presto si rivela una faccenda molto più grossa e pericolosa del previsto. Quando il detective improvvisato riesce infine a sbrogliare la matassa, siamo ormai nel giugno di quell’anno 1914, e qualcuno trama nell’ombra per scatenare una guerra.

Come accennato all’inizio, una delle cose che mi sono piaciute di più di questo romanzo è la ricostruzione della città di Praga a inizio Novecento: i vicoli ombrosi del centro storico, i ponti sulla Moldava, le chiese, i giardini, la vivacità dei suoi caffè e la pericolosità delle sue notti. Nonché la sua vivacità culturale, la varietà etnica, i problemi politici e i primi fermenti di rivolta sociale che fanno da sfondo alla vicenda. Dietro il romanzo ci sono infatti ricerche storiche accurate, come specifica lo stesso autore nella prefazione.

L’altro elemento che ho apprezzato è la ricostruzione della vita e del carattere difficile di Kafka, con tutte le sue stranezze, le sue manie, i suoi incubi da insonne e la sua visione particolare del mondo. Anche qui c’è stato un lavoro biografico accurato, che rende il protagonista tridimensionale e aderente alla realtà, nonostante la vicenda raccontata sia ovviamente di invenzione.

La trama e il mistero da risolvere, oltre che ben inseriti nel contesto storico, sono anche ben costruiti a livello narrativo, e rendono il romanzo coinvolgente. Quello che ho apprezzato meno è il finale (ma ormai coi thriller ci sono abituata). Diverse cose negli ultimi capitoli non mi hanno convinta, ma arrivata all’ultimo mi pareva davvero impossibile che finisse così. Mi sarei aspettata almeno un epilogo che riallacciasse tutti i fili rimasti sciolti.

Detto ciò, è una lettura molto interessante e originale, quindi lo consiglio senz’altro se amate i thriller storici dove si intrecciano finzione narrativa ed eventi reali, se vi affascinano le atmosfere gotiche di Praga o se apprezzate Kafka come autore, perché nel libro ci sono molti riferimenti non solo alla sua vita e al suo carattere, ma anche ai suoi scritti.

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