Recensione: “INDOVINA CHI È L’ASSASSINO” di Claire McGowan – ed. Newton Compton

Federica Cabras ci parla di un altro imperdibile thriller targato Newton Compton: INDOVINA CHI È L’ASSASSINO di Claire McGowan.

  • Titolo: INDOVINA CHI È L’ASSASSINO
  • Autore: Claire McGowan
  • Editore: Newton Compton
  • Genere: thriller
  • Data di pubblicazione: 7 ottobre 2021
  • Pagine: 352

Trama

Un grande thriller
«Ci sono così tanti colpi di scena che è impossibile non venire risucchiati tra le pagine.»
Doveva essere la rimpatriata perfetta: sei amici dell’università che si ritrovano dopo vent’anni.

L’ospite, Ali, ha la vita che ha sempre voluto, una carriera di cui andar fiera e uno splendido marito, che è il suo ragazzo di allora. Ma quella notte succede qualcosa di scioccante e imprevedibile.
La sua migliore amica Karen, infatti, rientrando in casa dal giardino, lancia un’accusa scioccante che scuote i presenti. Sanguinante e sconvolta, afferma di essere stata aggredita dal marito di Ali, Mike. Ali deve prendere una decisione immediata: a chi credere? Al suo sconcertato marito o alla sua migliore amica? La versione dei fatti di Mike è completamente diversa da quella data da Karen, quindi uno dei due sta mentendo, ma chi? E perché?
E così, appena dopo aver rievocato i bei tempi passati, Ali si rende conto che ci sono ricordi oscuri rimasti sopiti per decenni, misteri per i quali qualcuno sarebbe disposto a uccidere.
Bestseller del «Washington Post»
«Un talento incredibile. Da leggere immediatamente!»
Lee Child
«Un thriller brillante, che ti lascia senza fiato e sulle spine fino all’ultima, scioccante pagina.»
Erin Kelly
«Ho letteralmente divorato Indovina chi è l’assassino. In questo avvincente thriller psicologico, Claire McGowan ha creato il dilemma morale definitivo. Non potrò mai consigliarlo abbastanza.»
Jenny Blackhurst
«Lo stile di McGowan è deciso e diretto, e i colpi di scena ti sorprendono quando meno te lo aspetti.»
The Irish Times

Alison, Ali per gli amici, ha una vita che sembra perfetta. Una bella casa in campagna, un marito di successo, due figli. Ah, Ali lavora per difendere le donne maltrattate, stuprate, vessate. Un incarico di responsabilità e cuore, il suo. Un incarico che ha bisogno di tutto il suo femminismo. Che non permette sbagli. Perché le donne che hanno avuto a che fare con uomini violenti hanno bisogno di protezione. E Ali lo sa… sa che la colpa non è mai della vittima. Mai.

Sono trascorsi vent’anni dalla laurea, ma lei organizza comunque una bella – ma queste cose lo sono davvero? – rimpatriata tra amici di allora. Anche Mike, suo marito, fa parte dell’antica crew. Miliardi i ricordi del passato che li uniscono. Ci sarà anche Karen, rimasta sua spalla per tanto, forse troppo, tempo. Lei e Jake, suo figlio, sono diventati come parenti per la sua famiglia.

Okay, abbiam detto: un fine settimana tutti insieme. A bere, a ricordare vecchie cose. A riportare la mente a quando si era giovani. A quando le rughe erano meno. A quando era facile bere e pomiciare e sognare il futuro. A quando si sono prese decisioni, decisioni importanti e difficili.

Ah, sì: quella è un’età in cui si fanno scelte che influenzeranno il resto della vita, in cui si decide e niente sarà più lo stesso. Ma è davvero un bene tirare fuori vecchie cose?

A un certo punto, dopo una serata di alcol e chiacchiere – alcuni sono a letto, altri semicoscienti e sbronzi in giardino, altri ancora in posti imprecisati dell’elegante casa di Ali e Mike –, un urlo fende la notte: Karen è stata aggredita, qualcuno l’ha appena violentata. Lei era molto, troppo ubriaca, ma sa chi era. Era cosciente. E sa chi è.

E a quel punto, tutto prende una piega inaspettata.

Un romanzo che tiene incollati alle pagine fino alla parola “fine”. Difficile non mettere tutto in dubbio, nonostante le convinzioni e i buoni propositi. La vicenda si lega, poi, a una morte sospetta avvenuta nel 1996. Una morte mai dimenticata da nessuno. Una morte che ha lasciato una crepa nel cuore di tutti gli amici. Una morte, ahimè, rimasta senza colpevole.

Ho detto che “si lega” alle loro esistenze. Ma in che modo? C’è qualcuno tra loro che ne è responsabile? E, soprattutto, come e chi?

In questo libro, un insegnamento molto importante: tutti possono mentire. Tutti possono fingere di essere diversi. Tutti possono apparire belli fuori, pur avendo il cuore marcio. Spesso, infatti, quel che si è a pelle è differente da quel che si è per davvero. Un sorriso nasconde un pianto, spesso. E un bel viso pulito è spesso una maschera. Si nasconde, si fa finta, si cela il viso in un velo di bugie. L’umanità è piena di mele deteriorate. Di psicopatici. Di anelli deboli della catena. Ma come fare a riconoscerli?

Il personaggio di Ali è molto complesso, pur apparendo all’inizio semplice; la narrazione in prima persona ci aiuta a entrare in sintonia con i suoi comportamenti, a capire i suoi pensieri. Ogni tanto, il POV degli altri personaggi accende delle luci che non saremmo capaci di vedere, guardando il mondo solo con gli occhi di Ali.

Bello, avvincente, non scontato. 

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