Recensione: “IL FUTURO NON VENNE MAI” di Franco Ricciardiello

La nostra Erika Casali ha letto, per A libro aperto, IL FUTURO NON VENNE MAI di Franco Ricciardiello, ed. Delos Digital.

  • Titolo: IL FUTURO NON VENNE MAI
  • Autore: Franco Ricciardiello
  • Editore: Delos Digital
  • Genere: Fantascienza
  • Data di pubblicazione: 28 settembre 2021
  • Pagine: 49

Trama

Fantascienza – racconto lungo (32 pagine) – Se anche foste fatti di giada, se anche foste d’oro, anche voi scenderete nella terra degli scarnificati

È l’Interludio, un periodo interstiziale tra il mondo di oggi, l’Antropocene, e il mondo della sostenibilità, lo Cthulucene. La città di Purpura Marina affida a Simon Drago il compito di scolpire in un scogliera sul mare il volto della fondatrice della democrazia integrale, Amala Singh; ma l’artista viene contestato dagli chthulupunk, attivisti ecologisti radicali che non vogliono la roccia deturpata da un mastodontico bassorilievo. Drago ha due figli: Santiago, che sta facendo uno stage di formazione sulla colonia lunare, e Miriam, artista multimediale le cui canzoni infiammano i giovani di un’Africa ancora sottomessa da dittature corrotte e dal soffocante moralismo della chiesa pentecostale. Di Miriam è perdutamente innamorato il piccolo Enkel, figlio di amici. L’equilibrio tra i personaggi viene sconvolto dall’arrivo di Lauriana Montiel, ex star del retrorealismo, un’arte che trasforma vecchi film in bianco e nero del XIX secolo in opere in 3D, con i protagonisti sostituiti da attori in carne e ossa. La bella Lauriana diventa la personificazione dell’ideale femminile per Enkel e un incubo per Miriam, che intuisce qualche trascorso nel passato del padre e dell’attrice. La soleggiata, verde Purpura Marina si trasforma inevitabilmente nella scenografia di un dramma.

Le arti nel futuro prossimo in un racconto lungo di Franco Ricciardiello.

La storia di Enkel comincia con una lista di nomi femminili: Miriam, Lauriana Montiel e Purpura Marina. L’ultimo in realtà è il luogo in cui è ambientata la narrazione. Si tratta di un racconto lungo di fantascienza costruttiva, cioè che cerca di immaginare un futuro sostenibile. Ci troviamo nella cittadina di Purpura Marina e sappiamo che i viaggi interplanetari sono all’ordine del giorno.

Enkel, il nostro protagonista, ricorda la sua entrata nella maturità alla fine di quello che viene chiamato Ancien royaume, che io ho interpretato come la nostra epoca. Nel momento della narrazione ci troviamo nell’Interludio, un passo prima del Chthulucene che sono dovuta andare a cercare perché, lo confesso, pensavo fosse qualcosa che aveva a che fare con Maya e Atzechi.

«Chthulucene si riferisce all’arte di vivere in un tempo profondamente disturbato, di sopravvivere nel disagio, coesistere con la devastazione. Dagli organismi cellulari endosimbiotici all’origine della vita, abbiamo bisogno gli uni degli altri in una simbiosi obbligata.» Questo ho trovato sul web in riferimento a un libro di Donna Haraway che ha scatenato la mia curiosità e che viene poi citato anche all’interno del racconto.

“… Donna Haraway; hai presente di chi parlo? Lo guardai in cagnesco. – Per chi mi hai preso? Si studia in prima superiore. È lei che per prima ha parlato di Chthulucene. Siamo tutti in debito verso di lei.”

Ci basta questo riferimento per comprendere che il mondo in cui ci muoviamo ne Il futuro non venne mai è un Pianeta distrutto dalla crisi ambientale provocata dall’antropocene e di cui siamo testimoni in prima persona. I personaggi vivono drammi e amori andando verso un futuro sostenibile che però nel racconto non vedremo.

L’arte ha un ruolo principale, infatti tutto ruoto attorno alla scultura del viso della fondatrice della democrazia integrale su una scogliera sul mare; lavoro che viene contestato dai chthulupunk, attivisti ecologisti radicali.

Altro protagonista importante di questo racconto è il conturbamento delle prime attrazioni sessuali e sentimentali di cui è preda Enkel che nell’ultima pagina rende ufficiale l’entrata nell’età adulta.

Secondo me questa storia aveva bisogno di più spazio, nella forma di racconto lungo risulta troppo condensata. Mi aspettavo un fattaccio, un movente, un picco di azione/tensione; ci si avvicina un paio di volte, ma si risolve in niente.

Un racconto piacevole anche se un po’ contorto per i miei gusti.

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