Recensione: “ÀTROPO” di Claudia Pellegrini-Pubme-collana Belle Èpoque

Dopo il thriller storico “La regola del Leviatano” torna l’autrice Claudia Pellegrini con un romanzo breve ma intrigante, che mi ha tenuta avvinghiata alle pagine sino al termine. Tema principale il ruolo della donna relegata nel suo ristretto spazio e una confessione di complicità esilarante. Leggete la recensione per saperne di più, perché merita davvero.

  • Totolo: Àtropo
  • Autore: Claudia Pellegrini
  • Editore: Pubme
  • Collana: Belle Époque
  • Genere: Narrativa, storico
  • Pagine: 146
  • Data di uscita: 12 novembre 2021
  • Kindle Unlimited: sì
  • Ebook: 2,99
  • Cartaceo: 10,00

Trama:

Gennaio 1900. L’avvocato Giovanni Maria Bonanni riceve una visita dai carabinieri: una sua assistita, Violante Croce, domestica di un’omicida, è fuggita dal convento dove era tenuta in custodia, senza lasciare traccia.

Qualche tempo dopo, all’uomo giunge un plico che si rivela essere la confessione spontanea della donna. A quei fogli, Violante affida la verità sulla propria storia e quella della sua padrona. Una vicenda in cui sofferenze, amore e illusioni si intrecciano con la morte e l’inganno trasformando due donne insospettabili in crudeli Parche vendicative.

Mariti violenti e uomini approfittatori, tremate! Di certo sarà il primo pensiero del rinomato avvocato Giovanni Maria Bonanni, persona rispettabile e dall’onestà indiscutibile, quando ha la cortesia di leggere la confessione scritta della sua assistita Violante. Questa donna ha avuto la furbizia di fuggire dal convento in cui scontava la sua colpa e, presa forse da un senso di colpa nel sparire all’improvviso, fa recapitare al suo difensore tutta la verità su quanto è accaduto davvero prima del processo che ha visto protagoniste lei e la sua padrona donna Angelica.

Accusa? Omicidio e complicità. Vittima un uomo ritenuto da tutti irreprensibile, però al centro di uno scandalo di cui pochi immaginano l’esistenza. Ebbene sì dopo tante storie di uomini che ammazzano donne, eccoci catapultate in un testo dove succede il contrario. Prima di giudicare, però retrocediamo di un passo.

La vicenda ci trasporta un po’ indietro nel tempo, siamo nei pressi della Roma di inizi ‘900, un secolo che odora di modernità e progresso, in cui la figura femminile lotta per i propri diritti, negati da secoli di supremazia maschile. Tuttavia, il cambiamento non è affatto sufficiente come può sembrare. Le ragazze di buona famiglia sono ancora svendute in matrimoni d’interesse, magari trovandosi accanto – nel letto ancor peggio – mariti insulsi, vecchi quanto i loro padri, violenti e irrispettosi, con l’unica aspettativa di ritrovarsi a ricoprire un ruolo da fattrice e da decorazione casalinga, un bel manichino sfoggiato sotto ai nasi della società borghese. Donne che ancora vengono umiliate, picchiate, usate, abbandonate dagli stessi fratelli o genitori che l’hanno obbligata a sposarsi. In tali condizioni è donna Angelica, signora che dalla vita non ha ricevuto un grammo della felicità che le spettava. Il destino le ha permesso di incontrare un’unica persona che ha a cuore il suo benessere. Quella è Violante, la ragazza che riesce a farsi assumere al suo servizio, anche se non sarà mai una semplice domestica, piuttosto una dama di compagnia, una confidente, una complice.

Violante è la narratrice in primis, colei che confessa solo dopo la chiusura del caso. Questa ragazza è di umili origini, destinata a un’esistenza arida e sprovvista anche di dote per colpa di una sorella sventurata. Per sfuggire a un magro futuro, Violante usa uno strattagemma intelligente e riesce a integrarsi tra il personale di una famiglia benestante. Tutto non per arrogarsi l’appellativo di arrampicatrice sociale, ma per permettersi di trascorrere una vita soddisfacente e operosa, usando il cervello come anche la sua bontà d’animo. Subito comprende quali sono i rapporti tra la padrona e il marito e ne prova compassione, quella che spinge a correre in aiuto di chi non è dalla parte del torto. Come? Beh, non sarò io a spiegarvi i dettagli. Violante osserverà quale spettatrice i tormenti, le disillusioni di una donna sfortunata anche se privilegiata negli averi. La sua discesa verso la distruzione.

Di tutto questo, cosa ne penserà l’avvocato? Di sicuro viene inglobato in un vissuto che, senza dubbio, condanna la figura del maschio padrone e bugiardo e li rende vittima della giustizia femminile. Nel mezzo della ragione giudicante, vi sarà un merito che si scontra con la morale?

Quel che salta all’occhio è la profonda empatia di Violante e la complicità tra donne, non sempre si verifica nelle storie e nella realtà. Difficile scovare il giusto e il sbagliato, su questo è molto riflessivo. La storia ti cattura ed è davvero scritta con cura e dettagliatamente, ovviamente non mancano i colpi di scena, che quasi ti aspetti visto l’andazzo, ma graditi. Consiglio di immergervi nella lettura e pensare a quanto ancora, noi donne, dobbiamo unire le forze per ottenere la parità di genere.

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