
La nostra Federica Cabras condivide, con A libro aperto, la sua lettura: IL SEGRETO DELLA CURATRICE di Laura Usai.

Trama
Gwen convive da sempre con il peso del suo potere, che la porta a viaggiare e a cambiare nome in continuazione, senza possibilità di legarsi a luoghi o persone. Tutto cambia quando attira l’attenzione del dottor Peter Collins: affascinato dal suo dono, l’uomo le propone di fargli da assistente nella città in cui è stato chiamato a operare; e Gwen, messa alle strette da una serie di eventi, non può fare altro che accettare. Una decisione obbligata, che la vedrà costretta a fidarsi di un uomo che ancora non conosce, andando incontro, per la prima volta, ad un futuro che non ha progettato lei…
NON È UN DONO.
È UNA MALEDIZIONE.
Questo è il primo volume della collana “La Curatrice”; il secondo volume è “La donna senza nome”.

Incredibile successo per la penna di Laura Usai che ne “Il segreto della curatrice” mette mistero, suspense e magia.
Gwen ha ventun anni, ma ne dimostra di più. Si porta dentro una sofferenza profonda, sul suo corpo sono ben visibili i segni di un senso di responsabilità familiare che lede, da anni, il suo diritto ad avere una famiglia normale, un’esistenza normale, una manciata di giornate normali. Ecco: Gwen non sa nemmeno più cosa sia la normalità. Vive in una casa piccola, viene defraudata dai suoi guadagni da un bruto e sta sempre sull’attenti. Può respirare, veramente intendo, solo quando torna alla sua dimora e si chiude il mondo alle spalle. Ah, sì, dimenticavo… Gwen è una curatrice. Benedizione o maledizione? Be’, immagino la seconda. Immaginate di sentirlo, quando qualcuno sta male, e di dover accorrere. Perché il cuore lo chiede, perché sembra che non ci sia nessun altro senso al mondo, perché l’impellenza è tale da essere considerata bisogno e non scelta. Gwen è capace di fermare la morte, ma questo suo dono ha un caro prezzo: ogni volta che salva una persona, ogni volta che la strappa dalle cupe mani della donna con la falce, lei stessa muore un pochino. Cede la sua vita per regalarla agli altri. Dona un pezzo di sé perché qualcuno continui a respirare. Ecco perché sulle sue membra pesa un’età che non ha ancora raggiunto.
Vaga di città in città, portandosi dietro un gran segreto… ma tutto cambia quando guarisce la madre del dottor Collins. Peter. Lui sin da subito mostra nei suoi confronti un’attrazione particolare, una sorta di riguardo inspiegabile.
Come mai il bel medico è affascinato dalla donna con doti magiche?
E come mai mostra tutta quella premura nei suoi confronti?
Tutti i nodi vengono presto al pettine.
Mi sono piaciuti entrambi i personaggi. Sin da subito, ovviamente, ci si trova a simpatizzare per Gwen perché, riservata e sfuggente, è anche molto sensibile e buona. Le vicende sono raccontate proprio da lei e la narrazione in prima persona aiuta il lettore ad immedesimarsi nel racconto, a vedere con i suoi occhi, a pensare come lei. Peter, allo stesso tempo, lascia sensazioni contrastanti: si vede sin da subito che è buono, okay, ma è come se non fosse ben chiaro in che senso. Tutto si comprende in un finale che, mozzafiato, lascia la porta aperta per il seguito.
C’è mistero, abbiam detto, e c’è anche magia. Ma c’è anche la voglia di ricominciare, di dimenticare, di provare a vivere nonostante i macigni sul cuore. C’è il passato che torna a turbare gli animi e c’è il futuro che sembra così vicino da poter essere toccato con un dito ma anche inimmaginabile. E c’è un presente, quello di Gwen, che ha il sapore agrodolce del destino che sceglie per te.
Nel complesso, molto bello!

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