Recensione: “NON È UN PAESE PER SINGLE” di Felicia Kingsley – ed. Newton Compton

  • Titolo: NON È UN PAESE PER SINGLE
  • Autore: Felicia Kingsley
  • Casa Editrice: Newton Compton editori
  • Genere: commedia romantica; chick-lit
  • Data di pubblicazione: 10 gennaio 2022
  • Pagine: 416

Trama

Dall’autrice del bestseller Matrimonio di Convenienza

Belvedere in Chianti, piccolo borgo sulle colline toscane, dove abbondano ulivi e vigne ma di scapoli nemmeno l’ombra, è in fermento: Charles Bingley, nipote del defunto conte Ricasoli, sta arrivando dall’Inghilterra per prendere possesso dell’eredità, la tenuta Le Giuggiole. La notizia ha scatenato le potenziali suocere, disposte a tutto pur di sistemare le figlie con Charles o con il suo altrettanto affascinante, ricco e single amico Michael D’Arcy. A chi, invece, questa caccia al marito non interessa, è Elisa, amica d’infanzia di entrambi i giovani, con i quali passava tutte le estati alla tenuta, dove ora vive e si occupa con passione della vigna e della produzione del vino. Mentre tutte le ragazze di Belvedere si contendono i due appetitosi single, Elisa cerca di capire cosa ne sarà della tenuta, dato che Charles e Michael sembrano arrivati in Toscana con intenzioni poco chiare. Sono passati molti anni da quando lei e Michael erano compagni di giochi, la vita li ha cambiati e molti segreti si sono annidati tra le pieghe del tempo, che però sono sempre più difficili da nascondere. Possibile che due amici affiatati come loro possano ritrovarsi nemici? E se tra bicchieri di Chianti, scorpacciate di pappardelle e molti malintesi Elisa e Michael finissero a fare i conti con sentimenti tanto forti quanto imprevisti e forse impossibili da reprimere? A Belvedere, terra di pettegolezzi, tutti vogliono sapere…

Copia digitale gentilmente fornita dalla CE in cambio di una recensione onesta

Non avevo mai letto niente di Felicia Kingsley e morivo dalla curiosità di farlo. Per cui, quando mi si è presentata la possibilità di leggere il suo ultimo romanzo per il blog “A libro aperto”, mi ci sono letteralmente fiondata.

Le mie aspettative sono state ampiamente ricompensate perché ho innanzitutto scoperto un’autrice nelle mie corde, di un genere che adoro, e una lettura non solo piacevole, fresca e divertente, ma di quelle che fanno riflettere e che lasciano il segno anche dopo che si è chiuso il libro.

“Non è un paese per single” a cui, data l’ambientazione e i numerosi dialoghi in vernacolo toscano, darei il sottotitolo “’Unn’è un paese pe’ singol” è per stessa ammissione dell’autrice un retelling, una rivisitazione in chiave moderna, di uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale, “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen. Lo si capisce subito dai nomi dei protagonisti, chiaramente ispirati ai predecessori inglesi: Elisa Benetti (Elizabeth Bennet), Michael D’Arcy (Fitzwilliam Darcy) e Charles Bingley (omonimo). Ci sono anche altri personaggi, alcuni con nomi e attitudini diverse, ma che si ispirano agli antesignani austeniani: Giada, la sorella maggiore di Elisa (Jane), la figlia tredicenne Linda (Lydia), la maggiordoma Donatella (Mrs Gardiner) e via dicendo. Questa operazione di riproporre un classico in chiave attuale a me è piaciuta: “Non è un paese per single” è un tributo intelligente alla regina della narrativa femminile di tutti i tempi e va a ripescare dall’Ottocento dinamiche che si adattano alla perfezione al 2022, pur mantenendo la sua autonomia e originalità.

Elisa Benetti è una giovane donna di trent’anni, ragazza madre di Linda, tredicenne arguta e brillante, fin troppo matura per la sua età. Elisa, donna orgogliosa, testarda, che non accetterebbe un aiuto neanche in punto di morte, data la sua esperienza disastrosa col padre di Linda – che l’ha sedotta e abbandonata quando aveva diciassette anni – è molto rigida con la figlia, alla quale vorrebbe risparmiare le sue stesse sofferenze. Linda, dal canto suo, è insofferente verso la madre, che la tratta come se fosse ancora una bambina. Le due vivono insieme alla sorella e alla madre di Elisa presso la tenuta “Le Giuggiole”, nel paesino fittizio di Belvedere in Chianti. La madre di Elisa, insieme alla maggiordoma Donatella, si occupa della villa, mentre Elisa è la responsabile dei trenta ettari di vigneti. La loro routine viene sconvolta dalla morte del conte Ricasoli – proprietario della tenuta – che lascia i suoi averi ai nipoti inglesi Charles e Caroline Bingley. I due eredi arrivano a Belvedere in Chianti accompagnati dall’amico di famiglia Michael D’Arcy, con l’intenzione di valutare la villa e i vigneti per venderli a un acquirente che vorrebbe radere al suolo le vigne e trasformare il tutto in un club esclusivo e distese di campi da golf. Michael D’Arcy ha proprio il compito di mediare e finalizzare la compravendita. Dunque le prime interazioni tra il nucleo toscano e quello inglese non sono idilliache perché Elisa ama profondamente la sua terra, la casa in cui è cresciuta e il suo lavoro, e intende lottare con le unghie e con i denti per mettere i bastoni tra le ruote ai progetti degli inglesi. Non sarà semplice perché Charles e Michael non sono persone qualunque, sono gli amici d’infanzia di Elisa, poco più grandi di lei, compagni di avventure e scorribande di quando – tutti poco più che bambini – trascorrevano le estati a “Le Giuggiole”, Charles ospite dello zio e Michael, rimasto senza i genitori, ospite dei Bingley. Tra Elisa e Michael è subito amore-odio: da una parte il ricordo di un’amicizia e di una complicità speciale, dall’altra le posizioni diametralmente opposte che li vedono oggi nemici. Ma Michael, che oltre a essere ricchissimo, è uomo orgoglioso e testardo – non meno della sua vecchia amica – incantato dal brutto anatroccolo Elisa diventato con gli anni uno splendido cigno, è il primo a rendersi conto del sentimento speciale che li lega e a tentare il tutto e per tutto per conquistarla. Questo è solo l’inizio del romanzo, il resto è tutto da scoprire e lascio a voi il piacere di farlo.

Sono toscana doc, dunque di parte. Sentir parlare dei famosi tortelli di patate del mio Mugello, dei cugini di Pontassieve, del mitico “All’Antico Vinaio” (“«Bada come la fuma! Ma che sehe grulli?!»”), di luoghi che conosco benissimo e vedere nero su bianco tutte le espressioni che noi toscani utilizziamo quotidianamente nel parlato, mi ha scaldato il cuore e avvantaggiata nella lettura. I dialoghi in vernacolo toscano spesso costituiscono la parte comica del romanzo, non solo perché il nostro modo di parlare fa ridere a prescindere, ma per i personaggi macchietta che ne sono protagonisti: troviamo il farmacista becero e chiacchierone che, in barba alla privacy, spiffera a destra e a manca i fatti intimi dei propri clienti; i vecchietti del paese, riuniti a un tavolo a giocare a carte che, nel loro linguaggio colorito, esprimono le loro massime di filosofia spicciola paesana e di saggezza rurale; le comari, che hanno come unico obiettivo quello di accasare le figlie perché Belvedere, appunto, non è un paese per single, e lo fanno a suon di piatti della cucina toscana e stordimento verbale; le ragazze da marito che… beh… si capisce perfettamente perché non si siano ancora maritate!; la geometra del comune che, viste le risorse ridotte al lumicino, si trasforma all’occorrenza in segretaria e tesoriera (in quello che è senza alcun dubbio lo sketch che ho preferito di tutto il libro, davvero esilarante!). Insomma, il vernacolo sarà anche buffo, ma la risata viene strappata dall’abilità di costruire dialoghi, situazioni e personaggi brillanti.

“«O, Mario, ma icché tu dici? E ‘un si pole più dire “negroni”. Si dice “uomini di ragguardevole statura provenienti dall’Africa subsahariana”»

«Negroni è il cognome di quello che l’ha inventato, ignorante che ‘un tusse’altro!»”

“«Io e la mi’ moglie siamo sposati da cinquantasei anni» dice Luciano. «E gliè ancora la più bella donna ch’abbia visto in vita mia»”

Se potessi, consiglierei anche a Leonardo Pieraccioni di leggere questo romanzo: credo che ne resterebbe entusiasta, adorerebbe lo spaccato di vita del paesino e la descrizione dei personaggi di contorno e, chissà, magari potremmo vedere “Non è un paese per single” anche sul grande schermo.

Consiglio caldamente la lettura di questo romanzo a chiunque abbia voglia di qualche ora di evasione, di sorrisi profusi a volontà, non senza rinunciare al romance puro, all’amore romantico che deve attraversare più di un ostacolo per giungere a compimento.

“«Amare te è come ballare un lento in una stanza che va a fuoco», mi dice con la fronte contro la mia. «Sai che dovresti scappare ma vuoi finire la canzone e aspettare di scoprire quale sarà quella successiva, anche se ormai le fiamme ti sfiorano»”

Arrivederci Felicia, mi hai conquistata. Alla prossima!

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