Recensione: “FULL BALANCE” di Brigham Vaughn

La nostra Anna Lisa Manotti ha letto, per A libro aperto, FULL BALANCE di Brigham Vaughn.

  • TITOLO: Full balance – Edizione Italiana
  • TITOLO ORIGINALE: Full Balance
  • AUTRICE: Brigham Vaughn
  • TRADUZIONE: Bruna Martinelli
  • GENERE: QLGBT Contemporaneo
  • SERIE: Peachtree series #3
  • FORMATO: E-book
  • DATA DI USCITA: 7 maggio 2022

Trama

L’amore non è sempre come ti aspetti.

Russ Bishop e Stephen Parker si sono adagiati nella loro felicità matrimoniale.

Hanno fatto un nuovo passo avanti, traslocando insieme in un nuovo appartamento spazioso e non solo hanno raggiunto il successo professionale, ma la loro connessione in camera da letto è bollente come sempre.

Diventare genitori non era mai stato parte dei loro piani per il futuro, ma quando il lavoro come volontari al Rifugio Open Doors fa capire loro quanti giovani che fanno parte della comunità LGBT abbiano il disperato bisogno di una casa, iniziano a prendere in considerazione l’idea.

Quando un sarcastico adolescente di nome Austin entra a far parte delle loro vite, il loro futuro non sarà mai più lo stesso.

“Full Balance” di Brigham Vaughn ci porta alla fine della serie di “Peachtree”.

Avevamo lasciato Russ e Stephen all’indomani del loro matrimonio e li ritroviamo due anni dopo innamorati come sempre e dediti al volontariato presso la “Open Doors” comunità locale che si occupa di minori in difficoltà, specie quelli appartenenti alla comunità LGBTQ+.

Russ è anche questa volta il motore trainante della trama, lui e Stephen non vogliono figli, almeno non piccoli, ma perché non un adolescente in affido che nessuno vuole, magari qualcuno della comunità?

Ed ecco che nella loro vita irrompe Austin, giovane pansessuale provato dalla vita: madre morta, padre in carcere per spaccio, produzione e uso di anfetamine, sorella maggiore allo sbando e lui, povero, trascinato da una famiglia in affido all’altra. Avete tirato fuori i fazzoletti? Metteteli via. Austin è amato dal padre e dalla sorella, nessun genitore affidatario ha mai abusato di lui, né patisce bullismo a causa della sua sessualità, è solo che non riesce a trovare una casa, una famiglia stabile con genitori che possa chiamare tali.

Buona parte del romanzo ruota intorno all’inserimento di Austin nelle vite di Russ e Stephen e se la Vaughn ha evitato, intelligentemente, di servirci il solito adolescente cliché, dall’altra non si addentra troppo nella testa di Austin salvo qualche sporadica e superficiale incursione.

Questo e il ripetersi di alcuni concetti sono gli unici punti deboli del romanzo.

Russ completa il proprio arco narrativo: diventato genitore è obbligato a governare il proprio carattere eccessivamente entusiasta e, talvolta, impetuoso, per imparare l’arte della pazienza e dell’attesa.

Anche Stephen termina il proprio viaggio: l’uomo che non si vedeva nei panni del genitore manco morto, troppo traumatizzato dal proprio per essere disposto a vivere l’esperienza dall’altra parte della barricata è, fra i due, il primo a diventare il padre di Austin.

Austin usa questo appellativo solo una volta: Stephen è papà e Russ è “altro papà”, non “papà in seconda” o “papà”, ma “altro. Russ è sempre in lotta per frenarsi, sempre sul filo della pazienza, a schiacciare il pedale del freno per non essere l’uragano che agisce al posto di Austin nel tentativo di tenerlo al sicuro.

La Vaughn non ci serve scene di idillio domestico dopo l’adozione di Austin, ma un rapido scorcio del futuro dove fra i tre regna un amore semplice, ma saldo, sicuro di sé stesso.

Se desiderate il finale dove il figlio adottivo si profonde in discorsi di gratitudine lasciate perdere, se invece volete un epilogo onesto e privo di orpelli andate fino all’ultima pagina.

Con questo romanzo credo saluteremo Russ e Stephen per sempre, perché non hanno più nulla da dire e, se è così, è solo perché la loro storia ha trovato una degna conclusione.

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