Recensione: “L’AMORE ALL’EQUATORE” di Twiga Nakupenda

La nostra Stefy Sciama ha letto e ci parla con entusiasmo di L’AMORE ALL’EQUATORE di Twiga Nakupenda.

  • AUTRICE: TWIGA NAKUPENDA
  • TITOLO: L’AMORE ALL’EQUATORE
  • GENERE: ROMANCE
  • PAGINE: 335
  • PREZZO: 0,99 AMAZON
  • DISPONIBILE E-BOOK: DAL 18 MAGGIO 2022

Trama

Irene e Marco insieme da sempre si sono sposati giovanissimi, sono una coppia decisamente sopra le righe: lei nata in Kenya da genitori italiani inizia a sfilare per le griffe più importanti fin da ragazzina mentre lui vasca dopo vasca collezionando vincite su vincite diventa un campione mondiale di nuoto. Quando le loro carriere s’interrompono decidono per un caso fortuito di accettare una proposta di lavoro come Istruttori subacquei in Villaggi vacanze esclusivi in giro per il mondo. Stagione dopo stagione, anno dopo anno la giovane coppia perderà la propria identità. Marco deciderà di prendersi una pausa da Irene proprio durante la settimana dedicata ai festeggiamenti del matrimonio di Oscar (amico e socio in affari) in Tanzania nel suo Villaggio vacanze esclusivo appena inaugurato. Irene si toglierà qualche sfizio e rincorrerà un vecchio amore mai dimenticato. In un clima festoso e allegro gli animi degli amici e parenti, accorsi per festeggiare il matrimonio, si scalderanno fino a raggiungere temperature decisamente bollenti. Marco cercherà di distrarsi altrove, Irene riceverà una delusione apparentemente scottante ma in compenso diventerà bersaglio dello scapolo più ambito del gruppo di invitati: il bell’Andrea. Le storie si intrecceranno dando il via ad una serie infinita di malintesi ed equivoci, situazione comiche mischiate a scene piccantine, colpi di scena, sconfitta e trionfo della giustizia amorosa. È anche una storia d’amicizia, solidarietà e legami forti, come pure di gelosia, cattiveria e malafede. Irene metterà sempre al primo posto l’amore per la sua terra: l’Africa, il rispetto per i suoi abitanti e dell’ambiente. Alla fine dopo aver viaggiato per tutto l’Oceano Indiano capirà la direzione giusta da prendere.

Conosco Twiga da “qualche” annetto e ho sempre ammirato il suo spirito libero che se ne frega di regole, convenzioni sociali e belle facciate. Quando sono stata sufficientemente grande per prendermi i miei spazi, ho capito che io e Twiga eravamo molto più simili di quanto fosse consentito immaginare: che fossero quei due geni che ci accomunano? O un’affinità illogica che va al di sopra di tutto? Quando qualche mese fa mi ha affidato il suo manoscritto in anteprima, mi è bastato scorrere le prime cinque pagine per comprendere che Irene fosse la terza del gruppo, perfettamente in sintonia con me e Twiga. La lettura di questo romanzo, il primo per l’autrice, è stata un’avventura stupenda. Quando l’ho terminato ricordo di aver detto: “è originale, da ogni punto di vista”. Ed è proprio con l’originalità della scrittura, della protagonista e delle situazioni narrate che questo testo mi ha travolta. Ma andiamo per gradi e partiamo dal principio. Da alcuni riferimenti presenti nel romanzo, comprendiamo che la storia si svolge alla fine degli anni Novanta. L’assoluta protagonista è Irene, una trentenne sposata con Marco. Irene è nata in Kenya, da due genitori figli dei fiori, e vi ha vissuto per qualche anno rispettandone la natura selvaggia; il suo nome all’anagrafe è Nakupenda, che in lingua swahili significa “Ti amo”. Irene/Nakupenda e Marco conducono una vita apparentemente idilliaca poiché di mestiere sono istruttori sub, dunque sempre in movimento e in giro per il mondo, tra Villaggi e Resort esclusivi, in particolare in Africa. Marco, ex campione di nuoto, è appagato, mentre Irene, ex top model famosa, comincia a soffrire questa assenza di fissa dimora, vorrebbe mettere un freno a tutto quanto e cominciare una vita più tranquilla e, perché no, mettere su famiglia. Marco, un po’ in stile “ultima sigaretta di Zeno Cosini” le chiede un’ultima volta: l’occasione è il matrimonio del loro carissimo amico Oscar a Bagamojo, in Tanzania, dopodiché le promette che appenderanno pinne e maschere al chiodo. Irene dentro di sé sa già che non sarà così, Marco è cambiato, non è più il ragazzo capellone e spensierato che ha sposato, probabilmente la tradisce; e lei non è più la giovane ragazza selvaggia piena di sogni, con i jeans a campana sfrangiati; nonostante siano una coppia giovane la loro vita è diventata monotona, poco più di una noiosa routine, e hanno perso la loro intesa. Eppure non riesce a dire di no.

Da qui ha inizio tutta la storia, che scorre frizzante e incalzante, inframezzata da flashback e condita da una varietà di personaggi, alcuni bizzarri, tutti molto ben caratterizzati. Tenetene a mente due, i più importanti per la nostra Irene: il bello e ricco Andrea e il fantastico Samantar.

Senza svelare altro della trama, vorrei soffermarmi su alcuni dualismi presenti nel romanzo: Irene, che vive in Italia, dalla pelle bianca e l’animo nero, e Samantar, che vive in Africa, romano dalla pelle scura; le due facce dell’Africa, quella pura e selvaggia, in contrapposizione a quella violata e artefatta, del lusso sfrenato che caratterizza i Resort per ricchi clienti annoiati.

Irene è un personaggio impossibile da non amare: è una ragazza disinibita, meravigliosamente imperfetta, che vive l’amore a 360 gradi, fino in fondo, sbagliando anche consapevolmente, che non si sottrae alle emozioni, diversa dalla maggior parte delle eroine senza macchia. È in simbiosi con la sua Africa selvaggia, quella lontana dal lusso e dallo sfarzo, la sua indole nera si integra in maniera perfetta con la natura circostante, quella incontaminata e da paesaggi da sogno e da cartolina. E in effetti il romanzo è un inno alla bellezza di questa terra. Irene, senza che l’autrice la giudichi, compie un viaggio non solo fisico ma anche interiore, alla ricerca di se stessa, un viaggio non privo di ostacoli, scelte difficili e talvolta impopolari, un viaggio al termine del quale Irene e Nakupenda si sentiranno finalmente in pace con loro stesse. L’originalità di questo testo sta proprio nell’essenza di Irene/Nakupenda, nell’incontro delle due diverse facce di una stessa medaglia e del modo che l’autrice utilizza per raccontarci la sua storia: parti narrate alternate a dialoghi divertenti, bizzarri, talvolta sopra le righe, che sorprendono e fanno sorridere per la loro genuinità.

Ho letto altri romanzi in cui i paesaggi descritti fanno venir voglia di prendere il primo aereo e volare alla loro scoperta ma, credetemi, ciò che troverete ne “L’amore all’equatore” è diverso: un amore e un rispetto per questa bellissima terra, l’Africa, che vi toccherà il cuore e vi lascerà una sensazione di buono alla bocca dello stomaco.

Assolutamente consigliato!

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