Recensione: “IL VIAGGIO MITICO” di Marilù Oliva & Matteo B.

La nostra Erika Casali ci parla di una lettura molto particolare, IL VIAGGIO MITICO di Marilù Oliva e Matteo B., ed. DeA.

  • Titolo: IL VIAGGIO MITICO
  • Autori: Marilù Oliva; Matteo B.
  • Editore: DeA
  • Data di pubblicazione: 17 maggio
  • Pagine: 88

Trama

Una favola sul potere delle parole. Una nuova chiave di lettura per uno dei miti più amati, quello del Minotauro, il grande emarginato della storia.

Vincent ha nove anni, si chiama come il famoso pittore dei girasoli e adora ascoltare le storie di eroi e dei della mitologia. Ha un fratellino speciale di nome Pablo, nato con un cromosoma in più, e gli vuole un mondo di bene, anche se a volte sembra un po’ scorbutico con lui. Vincent sa che dovrebbe vedere solo i colori belli del mondo, ma quando Serafino e la sua banda di bulli se la prendono anche con Pablo per la sua diversità, Vincent decide di intervenire. Che cosa può fare contro i super della classe? Lui non è certo uno degli eroi della mitologia: non è furbo come Ulisse né forte come Teseo o invincibile come Achille. Vincent è solo un bambino col nome di un pittore famoso… Ma se le storie non fossero solo storie e in ogni mito ci fosse un po’ di verità di cui fare tesoro?

Marilù Oliva ci racconta una storia mitica insieme a suo figlio, lo fa muovendosi su due linee narrative e su due livelli temporali diversi: uno onirico e uno nel presente.

Entrambi gli archi narrativi hanno Vincent come narratore e protagonista; l’unica differenza è che in uno, lui è l’emarginato maltrattato a scuola, mentre nell’altra è quasi l’eroe, ma è soprattutto il testimone della decisione del Minotauro di reagire alla sua posizione di reietto.

Vincent ha un fratello minore nato con la sindrome di Dawn, con un cromosoma in più, quello che rende le persone speciali. Sarà proprio quando i super della scuola se la prenderanno con suo fratello che Vincent troverà il coraggio di reagire. Quel coraggio di cui era privo quando si trattava di difendere se stesso dagli stessi soprusi.

Conoscere un lato diverso del Minotauro fa riflettere molto Vincent e anche il lettore: troppo spesso ci ritroviamo ad accontentare le persone che ci appiccicano un’etichetta addosso, solo perché ci ripetono tante volte che siamo qualcosa o che siamo in un modo, che finiamo per crederci.

Il Minotauro, per esempio, non è affatto il mostro di cui tutti raccontano, Vincent scopre un animo coraggioso e golosissimo di dolci da cui è molto facile prendere a modello.

A guardare abbastanza a lungo si finisce per vedere meglio persone, situazioni e cose, si scoprono punti di vista e posizioni diverse da cui prendere atto della verità che si nasconde dietro allo strato più superficiale.

Da parte mia, non avevo mai osservato il Minotauro da questa prospettiva e mi dispiace molto perché, come sempre, c’è molto di più in un personaggio, proprio come in una persona.

Trovo che un grande pregio di questa storia sia proprio la capacità di vedere qualcosa che a una prima occhiata è del tutto invisibile e persino incredibile.

In questo romanzo non si parla solo di emarginazione, ma anche di mitologia e di lettura ad alta voce, di fantasia e di empatia.

L’unica pecca, secondo me, è un messaggio troppo esplicito e diretto che lascia poco spazio al lettore di crearsi una sua opinione, per il resto è una lettura molto piacevole.

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