Recensione: “LA PARABOLA DEL GRANELLO DI SENAPE” di Lisa Henry – ed. Quixote Edizioni

La nostra Anna Lisa Manotti condivide, con A libro aperto, la lettura di LA PARABOLA DEL GRANELLO DI SENAPE di Lisa Henry, ed. Quixote Edizioni.

  • Titolo: LA PARABOLA DEL GRANELLO DI SENAPE
  • Autore: Lisa Henry
  • Editore: Quixote Edizioni
  • Data di pubblicazione: 16 maggio 2022
  • Pagine: 304

Trama

Il passato non rimane mai sepolto per sempre.

John Faimu è un agente di polizia di origine samoana che si occupa ogni giorno di bambini a cui è stato fatto del male. Ama quello che fa, ma è stanco della routine del lavoro a turni e di cercare di trovare un equilibrio tra il lavoro e la famiglia.
Caleb Fletcher era adolescente quando John lo ha salvato da una setta, otto anni prima, e ora è il giovane che lui vuole in modi che nessuno dei due dovrebbe volere.
Otto anni dopo il suo salvataggio, Caleb è ancora alle prese con la sindrome da stress post traumatico e l’autolesionismo. John è sempre stato la sua roccia, ma ormai Caleb vuole di più. Riuscirà a convincere John a oltrepassare il limite e ad amarlo nel modo in cui entrambi desiderano ardentemente? E quando i mostri del passato di Caleb torneranno, cercando di zittirlo per sempre, l’amore di John sarà sufficiente per salvarlo?

Lisa Henry è una scrittrice che tengo d’occhio da lontano e di suo non avevo mai letto niente perché trovo i suoi romanzi troppo brevi per i miei gusti. Poi questo titolo, “La parabola del granello di senape” mi ha preso e, senza controllare il numero di pagine, ho iniziato a leggere senza fermarmi.

Caleb ha il destino scritto nel nome, è un guerriero dalle ali spezzate, un combattente con le armi spuntate o, più semplicemente, un giovane con un PTSD che lo divora da dentro.

John, invece, è un uomo solido, forte, affidabile, semplice e fedele. Un poliziotto che onora la divisa e ama la propria famiglia.

Il rapporto fra i due non è mai del tutto paritario, Caleb è spesso imprigionato nella propria mente, vittima di sé stesso arriva a ferirsi o cercare anche la morte. John, d’altra parte, è il suo custode, il suo ex funzionario di polizia che si è fatto avvolgere da Caleb in un bozzolo d’amicizia e devozione.

Se Caleb cerca John anche John cerca Caleb. Lo afferma ripetutamente e lo mostra in continuazione e vivono in un rapporto di mutua e salutare dipendenza. Salutare perché il loro non è un rapporto malato: nessuno dei due morirebbe senza l’altro, forse ci andrebbero vicino, ma sopravvivrebbero. Il punto è che nessuno dei due vuole vivere senza l’altro. Non è questione di potere, ma di volere e per poter stare insieme rischiano tutto. Sanità mentale, affetti e famiglia. Detto così suona tanto drammatico, ma non è vero perché la Henry non pigia mai davvero il pedale del melodramma. A spezzarlo ci sono momenti romantici, di suspense o di banale vita quotidiana. Con uno stile pulito, preciso, descrittivo il giusto e ficcante ci conduce fino al finale semi lieto. Semi perché no, l’amore non cura tutto, men che meno una psiche fragile. Il solo appunto che ho é relativa alla trama poliziesca che trovo un po’ debole nell’economia del romanzo. 

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