
Nuova fantastica edizione per il Damphyr dell’autrice Chiara Kiki Effe, che ho voluto rileggere per riscoprire una storia che ho amato tanto e che ha lasciato una lacrimuccia nel mio cuore. Una storia che ci trasporta tra passato e presente.

Titolo: Il Damphyr- seconda edizione
Autore: Chiara Kiki Effe
Editore: Self
Genere: dark fantasy
Pagine: 220
E-book: 0,99 – Kindle unlimited – Cartaceo: 10,00
1831
Alexander Cavendish, III duca di Devonshire, è un Dhampyr, creato per epurare il mondo dai vampiri che non sottostanno alle regole.
Mentre insegue Jakubas, s’imbatte in Marija. È una sua potenziale avversaria, ma le cose tra loro andranno diversamente.
Quando due nemici giurati sono destinati a stare insieme, non v’è condizione sovrannaturale che tenga: si ameranno. Ma a quale prezzo?
Oggi
Rebecka viene invitata a un esclusivo party a Cannes dalla Cavendish Pictures.
Quando scambia il primo sguardo con Alexander avverte una strana consapevolezza: è certa di sapere tutto di lui e ne rimane ammaliata. Eppure, non sembra solo attrazione quella che prova verso il duca, ma qualcosa che va oltre.
A volte l’amore, quello eterno, va oltre le regole, il tempo e la morte.
Seconda edizione aggiornata di Alexander, il Dhampyr. AUTOCONCLUSIVO

Una terribile decisione scuote la coscienza del Damphyr Alexander, non appena ha alla sua portata ciò che più desidera da secoli. Rebekha è caduta in un’attraente trappola ed è tra le sue braccia: è praticamente impossibile resistergli. Lei è parte del suo piano, ed è intenzionato a renderla partecipe della sua tragica storia, del suo amore perduto. Inizia quindi uno squarcio vivido di un passato lontano e doloroso, complicato da far accettare a una semplice umana. Ricordi che conducono nel cuore della Germania e nella Londra ottocentesca, nella vita della giovane e sfortunata Marija, il cui fato è strettamente legato ad Alexander.
Metà umano e metà vampiro, nato per mantenere l’equilibrio tra le due razze, in special modo eliminando gli ingestibili, i quali lasciano scie di sangue al loro passaggio. Tra loro vi è l’indisciplinato Jakubas, che ha costretto Alexander a una caccia impervia tra i meandri di mezza Europa. L’odore del vampiro ha però permesso l’incontro del destino tra il cacciatore e Marija, imparentata con Jakubas, diventata vampira dopo una vita di miseria e malattia. Al contrario di chi l’ha trasformata, lei possiede integrità e una mente lucida; ergo non dovrebbe rappresentare un pericolo per la razza umana, anche grazie a due figure di riferimento che solitamente accolgono e guidano i neonati verso il rispetto delle regole. Marija e Alexander erano destinati ad amarsi ancor prima di conoscersi, ecco il motivo per cui il loro amore sboccia in fretta. Il pericolo rappresentato da Jakubas rimane comunque un’opprimente minaccia.
Una vicenda a cui pochi avrebbero creduto, invece in Rebekah sta avvenendo l’impossibile. Non solo crede a quel mezzosangue sull’esistenza di esseri sovrannaturali, anzi sta rivivendo le sorti di Marija come se fosse la protagonista. Che legame esiste tra queste due donne di epoche diverse? Sia lei che il Damphyr stanno per prendere una decisione sofferta che comprometterà fin troppo: vita e amore. Avevo già apprezzato la prima edizione del romanzo di Chiara e riviverlo in questo periodo ha rafforzato il mio parere positivo, soprattutto nei riguardi di Marija, un personaggio che si è accapparato la mia stima. Nonostante il dolore, gli stenti trascorsi, si dimostra una persona dalla tempra notevole e dal cuore tenero. A mio parere è il ruolo che più risalta nel libro. Anche Jakubas, essere tremendo ed egoista, è un elemento di profondo interesse. Ecco perchè la decisione su chi voler essere è un pilastro tanto rilevante. Si può decidere se diventare buoni o assecondare i lati malvagi, se annullare se stessi o essere determinati a mantenere la propria identità. Un affascinante romanzo sui vampiri e non solo: ho letto dei Damphyr in qualche manga e in un’altra saga piuttosto famosa, ma l’autrice ha donato a questa razza un profilo personale e l’ho gradito. L’epilogo non è scontato, magari un po’amaro ma infinitamente giusto.
