Recensione: “I SANTI D’ARGENTO” di Giancarlo Piacci – ed. Salani Le Stanze

La nostra Laura Baldo ha letto, per A libro aperto, I SANTI D’ARGENTO di Giancarlo Piacci, ed. Salani Le Stanze.

Dal 13 settembre in libreria
Pagine: 260 | Prezzo: 15,90 euro

Trama

Chi cerca di dimenticare il passato è condannato a riviverlo in eterno, e non c’è luogo dove si possa rifugiare. È il destino di Vincenzo, che da dieci anni si è nascosto in una casetta sul porticciolo di Bacoli, a trenta chilometri da Napoli, lontano da qualunque luogo o persona potesse ricordargli chi è stato e cosa ha fatto. Ma incubi e allucinazioni non hanno smesso di tormentarlo; né l’amicizia di Antonio, un pescatore che se l’è preso a cuore come un figlio, basta a lenire il suo dolore. È pazzo, dicono di lui… e potrebbero pure avere ragione. Una mattina, mentre beve un caffè al bar, un uomo gli si avvicina. È un avvocato, spiega, e lo manda Giovanni Testa, amico di vecchia data, in carcere da anni, verso il quale Vincenzo ha un antico debito morale. Il figlio di Giovanni è morto qualche giorno prima, si è lanciato dal tetto di una chiesa. La moglie lo aveva lasciato, si mormora in giro, ultimamente stava male, era depresso. Ma il padre non crede al suicidio e chiede a Vincenzo di tornare in città, di indagare per conto suo. E così, dopo aver cercato per tanto tempo di scappare dalla verità, sarà costretto a rincorrerla e a sbatterci contro. Con un personaggio che porta un elemento di novità nel panorama del noir italiano, Giancarlo Piacci scava nell’anima di Napoli e delle sue esistenze sgualcite per raccontare non solo le contraddizioni invisibili ma soprattutto quelle che abbiamo sotto agli occhi e ci ostiniamo a ignorare.

Copia digitale gentilmente fornita dalla CE in cambio di una recensione onesta

I santi d’argento è un romanzo che apre molti spunti di riflessione: sulla complessità di bene e male, sulla difficoltà di esorcizzare i demoni interiori, o di perdonare a noi stessi i nostri sbagli.

In questo periodo faccio un po’ fatica a concentrarmi sulla lettura, ma ho finito questo libro in pochi giorni, perché è davvero scorrevole e avvincente, ed è difficile staccarsene.

È una storia in cui si mescola il genere noir – un’indagine su una morte sospetta – con la storia personale del protagonista, che è un percorso di redenzione.

Vincenzo infatti vive da anni in un borgo marinaro a diversi chilometri da Napoli. Qui conduce una vita tranquilla, scandita dalle piccole abitudini quotidiane, come l’amicizia del vecchio e saggio pescatore Antonio o il progetto di sistemare una barca. Ma la tranquillità è solo apparente: i fantasmi del suo passato continuano a tormentarlo, e solo gli alcolici e le medicine riescono a tenerli un po’ a bada.

“Vorrei fosse un esilio, il mio. Ma non è così. Vivo qui per paura, come in una tana a cielo aperto. Mi scollo e mi rincollo alla realtà più volte al giorno.”

Finché, come sembra inevitabile, il passato lo raggiunge anche lì, sotto diverse forme. Una di esse è un uomo che si presenta al bar per fargli una richiesta difficile per conto di un vecchio amico: tornare a Napoli e indagare sulla morte di Raffaele Testa, che Vincenzo non ha mai conosciuto, ma è figlio di Giovanni, un uomo verso il quale ha un debito impossibile da estinguere.

La morte del giovane, caduto dalla finestra di una chiesa, sembra a tutti gli effetti un suicidio, tantopiù che molti tra i suoi conoscenti parlano di problemi depressivi, in seguito alla separazione dalla moglie Diana.

Vincenzo torna così a casa di sua madre, in un vicolo povero di Napoli, con l’idea di starci qualche giorno e fare almeno un tentativo, per il debito che ha verso Giovanni, e poi poter chiudere la storia ammettendo di non essere in grado di svolgere il compito impossibile per il quale l’amico, in carcere da anni, ha scelto proprio lui.

Fin da subito però si trova in mezzo a pericolosi intrighi di quartiere e strane reticenze, che sembrano suggerire che la verità su quella morte sia ben diversa. Ad aiutarlo nelle indagini c’è Stefano, detto Bart, amico di Raffaele, un soggetto poco raccomandabile, che può essere un prezioso alleato o un potenziale pericolo.

Tutti questi personaggi si muovono sullo sfondo di una Napoli — altra grande protagonista del romanzo — che sembra essere divisa in due anime: quella chiassosa, moderna e di facciata, fatta di attrazioni turistiche e grandiosi progetti edilizi, e quella più nascosta, fatta di persone che sono cresciute nei suoi vicoli malfamati, e che ancora si aggrappano con le unghie alle loro vecchie case e a una città che solo loro comprendono fino in fondo.

“Noi nascondiamo, non esponiamo. Non riveliamo i nostri misteri al primo venuto. È una legge non scritta della città. Un principio occultato sotto i cunicoli sconosciuti che scivolano nel sottosuolo. Napoli conserva e tace, è la regola.”

Vincenzo continua a sperare di tirarsene fuori in fretta, ma una volta che si è fatto coinvolgere diventa difficile uscirne, perché anche solo fare troppe domande nel posto sbagliato può attirargli dei nemici mortali. Inoltre ha la speranza che trovare una qualche verità possa aiutarlo a sentirsi meglio con se stesso, a rimettere un po’ d’ordine nella propria vita. Il problema è che la verità è spesso complicata, e assume diverse sfumature a seconda dei punti di vista.

“Se ciò che è giusto coincide raramente con la giustizia, ciò che è vero non coincide quasi mai con la verità.”

È un romanzo che mi è piaciuto fin da subito, per molti motivi.

L’ambientazione è resa in modo vivido, realistico e coinvolgente, mai banale.

Il protagonista è un anti-eroe tutt’altro che perfetto ed è descritto molto bene nel suo annaspare per cercare di fare la cosa giusta, nonostante le molte difficoltà personali, nella sua ricerca disperata di un salvagente che lo tenga a galla nella tempesta che è diventata la sua vita.

La trama lascia filtrare le informazioni sul passato difficile di Vincenzo e sull’indagine in corso in modo graduale, mantenendo quindi sempre viva la curiosità e l’attenzione.

Lo stile è semplice e molto immediato, ma non per questo rinuncia a riflessioni più profonde e letterarie, e sa rendere con poche parole ben scelte un intero luogo o un carattere.

Al di là che si ami o no il genere specifico, è un romanzo dalla trama non scontata, ben scritto ed emozionante.

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