
La nostra Laura Baldo ha letto SONO DIFFICILI LE COSE BELLE di Matteo Nucci, ed. HarperCollins.

- Autore: Matteo Nucci
- Titolo: SONO DIFFICILI LE COSE BELLE
- Casa Editrice: HarperCollins
- Data di pubblicazione: 30 agosto
- Prezzo: 17,00 euro
- Pagine: 256 pagine
Trama
Arianna ha dieci anni e da poco ha perso la nonna.
Un dolore inspiegabile, inimmaginabile, che non riesce a capire e che non sa raccontare, ma la tiene sveglia di notte.In un pomeriggio come tanti, però, lungo la strada che la sta portando verso il Gianicolo, appare una macchina rossa. E dal finestrino, ecco il sorriso che Arianna conosce benissimo, assieme alla voce che credeva di aver dimenticato. Sua nonna è lì. È tornata per lei.
Ha inizio un incredibile viaggio: nonna e nipote varcano la soglia di un parco familiare, che presto diventa un luogo incantato, capace di portarle in dimensioni lontane, fatte di memoria, immaginazione, sogno, amore. Ogni regola sembra sovvertita mentre, fra entusiasmi e paure, si apre un percorso che è diretto verso il passato, composto da ricordi familiari e personali, verso il presente miracoloso in cui nonna e nipote sono riunite come per magia, e verso il futuro, tutto da scrivere, di Arianna.
Dopo avere raccontato con straordinaria bravura la filosofia e la mitologia greca, Matteo Nucci, al suo quarto romanzo, stupisce i lettori con questa meravigliosa novella fiabesca, nata come dono per le sue nipoti colpite dal lutto, e impreziosita da L’astuccio, un racconto contenuto nel libro come una “bonus track” in fondo a un album o un “pendant” accanto a un quadro, che, con forma e contenuto totalmente diversi, parla della stessa storia.
Sono difficili le cose belle è un romanzo commovente, profondo, che ricorda certi classici “filosofici” amati dai lettori di ogni età, da Il Piccolo Principe a Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, e che fa pensare e sa sciogliere il dolore del cuore grazie all’amore che non muore mai per i nostri cari.
Copia digitale gentilmente fornita dalla CE in cambio di una recensione onesta

Una delicata storia di affetti famigliari, narrata con leggerezza e fantasia, ma anche con profondità di sentimenti. A metà tra romanzo di formazione e realismo magico.
Arianna ha perso da poco l’amata nonna, e l’inizio della scuola media è un ulteriore difficile cambiamento che l’ha messa in crisi, tanto da farle dire che non vorrebbe più crescere.
Un giorno, mentre si reca a incontrare le amiche della vecchia scuola, le si affianca una macchina rossa che lei conosce bene e che le provoca un tuffo al cuore, anche se non può credere ai propri occhi: la macchina è infatti quella di nonna Mara, ed è proprio lei alla guida, col solito sorriso, gli zigomi alti, il foulard e il suo modo di parlare schietto e un po’ brusco. Di fronte alla sua esitazione, la nonna la invita a sbrigarsi e salire.
Arianna non riesce a capire come possa essere lì, e non essere un sogno. Inizia subito a tempestarla di domande, ma la nonna le spiega che sono cose complicate, e che tutto ciò che le serve sapere, per il momento, è che lei è lì, e che sarà lì ogni volta che Arianna lo vorrà.
“Il cielo? Le poteva dire soltanto che era molto diverso da come uno se lo immaginava. Era come se tutto fosse cielo. Come se il cielo fosse ovunque anche nella terra. Come se il cielo fosse proprio nella terra.”
Inizia così per Arianna un’avventura magica. Un normale parco romano si trasforma in una terra misteriosa e selvaggia, dove possono spuntare inattesi il mare dell’Elba o le Alpi, fiumi da attraversare e porte sull’ignoto. Un lungo viaggio che si svolge a metà tra un luogo reale e un sentiero tracciato dai ricordi. Ma niente è messo a caso, ogni tappa del cammino arricchisce la storia della famiglia o riporta alla luce frammenti di memoria quasi dimenticati, che spesso contengono esperienze di vita e insegnamenti preziosi. È un viaggio nello spazio, ma è soprattutto un viaggio nel tempo e nella crescita di Arianna. La ragazzina spesso fatica a capire, non sa se ciò che sta vivendo sia reale oppure no, ha paura che la nonna possa andarsene di nuovo da un momento all’altro.
“Quando uno si sveglia non capisce nulla. Non sa che ora sia. E soprattutto confonde i sogni, i ricordi, e tutto quel che sta vivendo in quel momento, ossia la realtà. Ma i ricordi e i sogni non sono anche loro reali?”
Man mano che il viaggio procede, impariamo a conoscere Arianna, con il suo carattere curioso e testardo, ma anche la nonna e il resto della famiglia: i genitori, gli zii, i cugini, e anche parenti più lontani, ognuno con le sue peculiarità e la sua storia, dove si intrecciano vicende famigliari a volte comuni e a volte meno, ma sempre narrate in modo coinvolgente e in grado di trasmettere un messaggio, che può essere molto semplice, addirittura buffo, oppure più essenziale e profondo.
Passo dopo passo, tra una nuotata in un mare appena comparso alla ricerca di un tesoro e una sosta nel risalire una collina, la protagonista ritrova un bagaglio di ricordi suoi e altrui che come in un puzzle ricreano pian piano quello che Arianna credeva di avere perso, cioè una parte della propria famiglia e della propria storia.
“Perché tutto quello che importa lo abbiamo dentro. E non esiste la fine di nulla se non quando ci dimentichiamo le cose. Quando uno se le dimentica le cose scompaiono.”
La memoria è uno dei grandi temi del romanzo: è la base della nostra identità, perché ciò che si può ricordare rimane reale e non svanisce mai del tutto. Ed è proprio sulla memoria che si basa la risposta che l’autore cerca di dare a una delle domande fondamentali dell’umanità: cosa c’è dopo la morte? La nonna non risponde mai direttamente, ma l’idea che lascia trasparire è quella di una vicinanza tra i vivi e i morti basata soprattutto sulla forza dei legami affettivi e sui ricordi condivisi.
La storia mi ha ricordato per certi versi Alice nel Paese delle meraviglie, forse per la sua capacità di unire esperienze fantastiche a riflessioni filosofiche su temi importanti, ma anche per la leggerezza con cui l’autore riesce a trattare questioni difficili. È un mondo immaginario e simbolico che mantiene però tratti molto reali, dove ciò che apparentemente non ha senso in realtà ne ha uno, anche se non è sempre facile da capire.
Una delle tappe che mi sono piaciute di più è verso la fine, dove Arianna e la nonna attraversano una sorta di porta magica che sta sul confine tra due mondi.
“È la Porta del Giorno e della Notte, quella dove i sogni, i ricordi, il presente e il passato e il futuro s’intrecciano senza più distinguersi, aprendo un’altra dimensione, una dimensione che supera anche le nostre vite.”
L’ambizione del romanzo va al di là di una storia di sentimenti – che pure è presente e ben sviluppata – per trasmettere un messaggio universale, e proprio in questo, secondo me, sta la sua originalità e la sua capacità di coinvolgere.
Come suggeriscono il titolo e le citazioni di Platone messe in esergo, le cose belle sono difficili, ma solo perché spesso non le guardiamo con i giusti occhi. In ogni caso vale sempre la pena di cercare di comprenderle, anche quando sembra impossibile.
È una lettura adatta a tutti, per commuoversi, per riflettere, per sognare o anche solo per lasciarsi trascinare in un’avventura magica.
