
Basato su fatti accertati, l’autrice ci riporta all’occupazione nazista della capitale francese e la romanza in maniera sofisticata e attenta ai particolari. Una storia che racconta di prigionia e guerra, ma anche di forti sentimenti d’amore e affetto tra una madre e una figlia che si erano perse. Se vi ho incuriosito, scoprite di più nella mia recensione.

- Titolo: L’atelier segreto di Parigi
- Autore: Juliette Blackwell
- Editore: Newton Compton
- Genere: storico
- Pagine: 448
- Data di uscita: 14 ottobre 2022
- E-book: 4,99 – Cartaceo: 11,90
Capucine Benôit lavora insieme al padre, un rinomato artigiano che produce ventagli di pregio, richiestissimi dalle più importanti case di moda parigine. Ogni giorno nella loro bottega si usano piume colorate, perline e magnifiche stoffe per realizzare dei veri e propri capolavori. Quando i nazisti occupano Parigi, Capucine e suo padre vengono arrestati a causa delle loro posizioni politiche, di cui non hanno mai fatto mistero. La polizia segreta, che ha ricevuto una soffiata sul loro conto, li arresta all’interno dell’attività. E così finiscono nella rete del sistema repressivo nazista.
Nel cuore della città è stato allestito un campo di lavoro: centinaia di prigionieri smistano, riparano e catalogano le enormi quantità di beni artistici e di valore saccheggiati dagli occupanti.
Nonostante il duro lavoro e la costante minaccia di ritorsioni da parte degli aguzzini nazisti, Capucine si aggrappa all’unica speranza che le è rimasta: sapere che Mathilde, sua figlia, si trova al sicuro nella casa dei nonni paterni. Ma un incontro imprevisto potrebbe cambiare tutto…

L’uso del ventaglio vanta una particolare forma di comunicazione e Capucine ne tramanda le sfumature, nella bottega fondata da suo padre Bruno. Nonostante l’essersi perso l’uso di questo oggetto da signora, gli affari non andavano affatto male prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Il mondo di pace e frivolezze, vissuto prima e dopo la Grande Guerra, sembra destinato a diventare un amaro ricordo. I tedeschi, nel ’44, ormai usano Parigi come loro città satellite, molti di loro circuiscono ragazze francesi e ne fanno le loro amanti, mentre cittadini coraggiosi, in segreto, si uniscono alla resistenza o perlomeno collaborano anche nei modi meno rischiosi. Altri tradiscono i propri vicini e li denunciano alle autorità naziste. Succede questo alla protagonista Capucine, donna affascinante e fiera, moderna per quei tempi, e a suo padre, accusato di essere un comunista.
Non era sufficiente non essere ebrei, bastavano ideali contrastanti o inclinazioni amorose diverse, che ci si ritrovava prigioniero nei campi di concentramento. La donna però subisce un destino alternativo a quello di Bruno, poichè verrà costretta a rimanere chiusa nel Levitan, un ex grande magazzino costruito dagli ebrei. Insieme ad altri prigionieri, attende ansiosa la fine del conflitto. Ma i detenuti non si limitano a restare fermi tutto il giorno, a turno vengono obbligati a svolgere lavori di smistamento. Al Levitan arrivano infatti i mobili e oggetti confiscati dalle abitazioni depradate ai giudei, ci arrivano persino documenti, foto e ricordi di una vita rovinata dalla malvagità umana.
Capucine aiuta i suoi compagni a sopravvivere mentalmente, cerca di essere sempre attiva e di non disperarsi. Possiede una mente aperta e pregna di ricordi e affetti. I suoi sentimenti si indirizzano verso Charles, l’uomo che ama e che vive in America, quello che non poteva seguire nonostante le insistenze di lui. I pensieri su Charles riportano a giorni folli e costellati di paillettes, musica jazz, leggerezza, libertà di amarsi, serate nei locali sino a notte fonda. Ma c’è un’altra persona a occupare il cuore di Capucine: Mathilde, la figlia. il punto di vista della ragazza si alterna a quello della madre: mentre l’altra è prigioniera, la seconda vive i suoi ultimi giorni nella bambagia.
Mathilde è cresciuta insieme ai nonni benestanti, genitori del padre defunto, e lontana dalla madre a causa di una serie di motivi. Dice di non essere attaccata alla madre, un’estranea, in realtà il pensiero di lei la tormenta. Cresciuta sotto una campana di vetro che inizia pian piano a sgretolarsi, Mathilde apre gli occhi quando disprezza il comportamento degli invasori e non approva le scelte dei nonni. Non solo politicamente, ma nel volerla spingere a sposare un pretendente di cui non è innamorata. Le cose cambiano ancor più quando una sua amica è costretta a sparire e Mathilde scopre che Capucine e Bruno sono stati arrestati. Sembra impossibile rintracciarli, eppure la ragazza inizia ad avvicinarsi alla madre più di quanto non abbia fatto prima. Per prima cosa visitare il negozio di ventagli Benoit.
Capucine e Mathilde sono diverse, ma in parte cominciano ad assomigliarsi. Entrambe non si danno per vinte e, nonostante le enormi difficoltà, riescono a mantenere i nervi sani, in special modo la protagonista principale. Coi suoi momenti ci trasporta tra passato e presente, in atmosfere tanto differenti quanto nitide. Romantica la figura del suo Charles, un calore che si porta dietro sino alla conclusione. Riuscirà la ragazza dei ventagli a sopravvivere? Un romanzo dallo stile raffinato che tiene sospesi in una bolla, a volte pare di trovarsi in quelle scene, si parla di moda e guerra – temi agli antipodi – ma anche di giustizia contro ingiustizia e scelte complicate per amore della libertà.
